Sulla transizione energetica in Italia c’è «un caos normativo». Lo dice la presidente della Regione, Alessandra Todde, dopo che la Corte costituzionale ha bocciato la norma sarda sulle aree idonee per la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile. Una norma che, sostiene la governatrice, era stata varata a dicembre del 2024 per «governare, non subire. Mettere ordine, dare criteri, difendere un territorio che non può essere considerato uno spazio vuoto disponibile a qualsiasi intervento, deciso altrove». 

Ora la Consulta ha stabilito che l’impianto di quella legge è incostituzionale: una Regione, dice la sentenza, non può bloccare eolico e fotovoltaico in certe aree solo dicendo che non sono idonee, come sostenuto prima dalla Giunta e poi dal Consiglio regionale. D’altronde, si sapeva: tutte le decisioni sulle autorizzazioni adottate dagli uffici ministeriali – con via libera o rigetto della pratica – sono state adottate senza tenere conto della legislazione sarda.  Ma in viale Trento (e poi in via Roma)  avevano deciso di seguire lo stesso la linea poi stroncata dai giudici costituzionali. 

Todde dice: «Prendo atto» della sentenza depositata questa mattina.

Ma aggiunge: «Lo dico con chiarezza, questa sentenza non rimuove il nodo politico che la Sardegna ha posto, anzi lo rende ancora più evidente.

La transizione energetica non è una questione tecnica da regolare per via amministrativa. È una scelta politica che modifica territori, paesaggi, economie locali, rapporti sociali. E non può essere scaricata sulle Regioni e sui Comuni dentro un quadro nazionale frammentato, contraddittorio».

La legge 20 «nasceva esattamente da questa esigenza: governare, non subire. Ottemperando peraltro a una precisa richiesta del decreto legislativo 199: le Regioni dovevano individuare le aree idonee con legge regionale». Il che significava, stando al dettato normativo,  individuare le aree nelle quali si sarebbero potute adottare procedure accelerate per l’approvazione degli impianti. Nelle “non idonee” l’iter sarebbe rimasto quello ordinario: nessun divieto poteva essere imposto.   

Dal varo della legge a dicembre del 2024, aggiunge  Todde, «è accaduto di tutto: un decreto ministeriale disconosciuto dallo stesso ministero dell’Ambiente, un decreto legge appena varato, il 175/25, che toglie la competenza alle Regioni. In poche parole: un caos normativo. Noi», conclude, «continueremo a rivendicare un principio politico semplice e non negoziabile, la transizione si governa, non si impone».

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