Deve sottoporsi a una Tac per stadiazione oncologica, ossia per sapere a che punto è il tumore. È una paziente debilitata dalla malattia che abita a Trinità d’Agultu, profondo nord della Gallura. Il sistema sanitario sardo le propone delle alternative. Il 23 settembre, a Muravera, alle 8 del mattino. Quindi a quasi 300 chilometri di auto con partenza nel cuore della notte per affrontare oltre 3 ore e mezzo di viaggio. O il 12 marzo del 2026 a Monserrato, alle porte di Cagliari. La visita più vicina (sul piano fisico e non temporale)? Giovedì 7 maggio, ovviamente del 2026, in viale San Pietro a Sassari. Tra più di un anno a mezzo. 

contentid/50aad30b-0e2a-43ee-8159-93601b5e0e21
contentid/50aad30b-0e2a-43ee-8159-93601b5e0e21

L’ennesima brutale falla della sanità isolana è portata alla luce dall’ex presidente dell’Anci Emiliano Deiana, che a febbraio aveva lasciato l’incarico di consulente dell’assessorato regionale all’Urbanistica dell’attuale Giunta. 

A corredo della sua denuncia c’è anche la schermata, inequivocabile, degli slot disponibili offerti dal centro unico di prenotazione regionale. La vicenda non lo riguarda direttamente. A essere coinvolta è la madre di un’amica. Sulla veridicità, data la fonte e i documenti, non c’è da dubitare. 

contentid/486754ca-2917-49c0-8d9e-2f9110ed774b
contentid/486754ca-2917-49c0-8d9e-2f9110ed774b

«Cosa farà la mia amica?», chiede Deiana, «mette mano al portafogli e andrà in un centro privato. Perché è una visita che non può essere rimandata e la vita della mamma vale molto di più del tempo, dello spazio, della geografia, delle strade frantumate, di dieci pizze con le amiche, di un regalo alle nipoti, di un viaggio per sé».

Chi invece non può permetterselo, è l’amara conclusione, «smette di fare la ricerca sul Cup e muore».

Enrico Fresu

© Riproduzione riservata