Due mesi agli arresti domiciliari, l'accusa infamante di violenza sessuale aggravata e un processo durato due anni, con pesanti richieste di condanna della Procura di Tempio (quattro anni e sei mesi di reclusione).

Davide Sini, olbiese, finito in camera di sicurezza nel gennaio del 2015, ha vissuto un incubo, ma alla fine è stato scagionato da tutte le accuse.

Il gup di Tempio, Alessandro Di Giacomo, lo ha assolto perché il fatto non sussiste.

Sini, difeso dall'avvocato Agostina Ruggero, non ha mai violentato la donna, 11 anni più di lui, con la quale aveva una relazione.

Le accuse sono cadute, una dopo l'altra, grazie all'accurata indagine difensiva del legale del giovane.

La presunta vittima della violenza sessuale, stando alla sentenza del gup di Tempio, ha inventato tutto perché non accettava che il suo giovane compagno non volesse trasformare un rapporto esclusivamente sessuale in una relazione stabile.

L'aspetto grave della storia di Sini è che, anche durante le indagini, e prima dell'arresto, erano già emerse gravi incongruenze nella ricostruzione della vittima. Il gup ha trasmesso gli atti alla Procura di Tempio perché si proceda per calunnia nei confronti della donna.
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