Parlare di tradizioni è facile, ma metterci dentro cuore e sudore è un altro paio di maniche.

Trenta arzilli ultrasettantenni lo fanno da cinque anni e, ogni mese di luglio, al tempo de L'agliola, tirano fuori dai magazzini i falcetti e i sacchi di iuta per mietere il grano come si faceva 80 anni fa.

Il rito antico della mietitura con una vecchia trebbiatrice degli anni '30 è stato appena concluso nelle campagne di Arzachena e Bassacutena.

Il caldo impietoso di questi giorni non ha spaventato i temerari pensionati.

Hanno tagliato a mano il grano e, tra pochi giorni, lo faranno macinare a pietra per ricavarne farine, crusca e altri derivati: diventeranno pane, gnocchetti e ravioli, ma anche panettoni e seadas e mangime per il bestiame.

«La famiglia Pirredda di Bassacutena mette a disposizione il prezioso macchinario. - spiega Gianni Orecchioni, figlio di uno dei fondatori del gruppo de L'Agliola - Prima si falcia tutto a mano, poi le spighe vengono ripulite.

Adesso, con i sacchi di grano già imballati, raggiungeremo uno dei pochi mulini ancora attivi in Sardegna per la macina a pietra.

Lo scopo dei miei genitori e dei loro amici è di tenere vive le tradizioni più belle della cultura degli stazzi galluresi».

Tutta la storia domani su L'Unione sarda.
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