La magia di ColorArt irrompe nel Natale olbiese. Sul sagrato della Basilica di San Simplicio, sotto il suggestivo affaccio della trifora romanica, a dodici metri dal portale in legno, l’installazione Lily (Lilium candidum) illumina le feste con un’opera a carattere religioso.

L’idea dell’associazione tempiese di scostarsi dalla rappresentazione canonica della Natività dà vita a un’originale struttura scenografica che affonda le sue radici nell’immaginario biblico e nella tradizione iconografica cristiana. Una struttura che gira intorno a un singolo elemento naturale che rende l’impianto installativo genuinamente mariano ma al contempo connesso, attraverso modalità d’intensità differenti, alla Sacra Famiglia nella sua interezza.

«Già nel XII secolo San Bernardo di Chiaravalle, attraverso gli effetti fonici di una pregnante allitterazione “Flos nasci voluit de flore, in flore et floris tempore”, paragonò la Vergine Maria al Fiore che volle nascere da un Fiore (la grazia di Anna), in un Fiore (Nazareth), al tempo dei fiori (l’Annunciazione), intriso com’era della convinzione tipica degli studiosi medievali che il nome Nazareth in lingua ebraica significasse “fiore”, e forte degli insegnamenti della Bibbia secondo i quali l’Annunciazione ebbe luogo al tempo dei fiori, in primavera», spiegano ColorArt e il suo fondatore Manuel Marotto, la cui visione artistica, nell’atto di celebrare la venuta del Salvatore, assimila la Madre del Messia a un etereo giglio bianco dalle proporzioni importanti che, aperto sul mondo, dona all'umanità il Cristo bambino, delicatamente posato sopra un petalo lattescente.

«Lily, ispirato a quello che, nel corso dei secoli, fu il principale attributo iconografico della Vergine Maria, simboleggia non solo il candore, la verginità e la purezza immacolata, connotati di innocenza, di umiltà e di castità, ma personifica oltremodo l’affidamento alla Divina Provvidenza e l’abbandono alla volontà e alla misericordia del Signore, incarnati dalla devozione e dall’obbedienza di Maria di Nazareth», prosegue la nota stampa di ColorArt. «Contornata da un rilucente campo innevato cosparso di fiori perlescenti e rappresentato nell’atto di dissolversi, la visione completa di Lily rafforza ulteriormente il concetto dell’affidamento alla Divina Provvidenza evocando i Vangeli secondo Matteo 6,25-34, e secondo Luca 12, 22-31 nei quali Gesù invita la folla a vivere “come i gigli nel campo”, non curandosi eccessivamente dei beni materiali e del futuro, certi dell’accudimento del Padre Celeste verso le sue creature».

A chiusura del semicerchio su cui si estende l’installazione, da lato a lato, lasciando libera la parte anteriore da cui si affaccia il Bambinello si sviluppano a raggiera12 colonne, numero con cui viene frequentemente rappresentato il nimbo della Madonna, che richiama altresì l’elemento strutturale delle 12 colonne che profilano la navata centrale della Basilica di San Simplicio, che a loro volta evocano gli Apostoli, «il cui legame con Maria – sottolinea il comunicato – si farà determinante nel momento in cui la stessa li riunì spiritualmente nel Cenacolo dopo la morte di Gesù, atto che farà di Lei non solo la Regina degli Apostoli, ma anche la Madre della Chiesa».

Ma forte rimane anche il richiamo a San Giuseppe, sposo di Maria, che frequentemente viene rappresentato mentre stringe in mano un bastone adornato di gigli bianchi, simbolo di amore puro e di santità, e alla narrazione sacra che vuole che il giglio sia cresciuto laddove caddero le lacrime e il sudore di Gesù nel Getzemani, e sia apparso sulla tomba di Maria, a imperitura memoria dell'Immacolata Concezione.

Infine la citazione: «In questo periodo desideriamo rivolgerci in modo speciale a colei che, nella notte dell’attesa dell’Avvento, cominciò a splendere come una vera “stella del mattino”. Karol Wojtyla, Enciclica Redemptoris Mater».

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