Quasi un sindaco su due ci crede davvero: in 173, tra le 377 fasce tricolori sarde, hanno firmato per il referendum sul riconoscimento in Costituzione del principio di insularità.

Le firme raccolte sono già 25mila (ne bastavano 10mila) ma si punta a 100mila entro il 31 dicembre.

"Quasi la metà dei sindaci, oltre ogni bandiera di partito, provano che questo non è il referendum della politica ma dei cittadini che hanno deciso di scrollarsi di dosso l'apatia e le divisioni che impediscono di lavorare insieme per un obiettivo unico", spiega il presidente del Comitato promotore, Roberto Frongia (Riformatori).

TRASVERSALI - Del Comitato fanno parte esponenti di tutti i partiti, personalità del mondo della cultura, giuristi, economisti. E i sindaci, appunto.

"Perché hanno ben chiaro come il ritardo nello sviluppo, lo spopolamento delle comunità, sia stato sinora affrontato dallo Stato in prevalenza con interventi di tipo assistenziale e clientelare, che hanno impedito di sviluppare un'economia autopropulsiva", osserva il consigliere dei Riformatori, Michele Cossa .

"Provengo dal Sulcis, una delle province più povere d'Italia, se non la più povera", dice la sindaca di Buggerru, Laura Capelli, durante il confronto organizzato dal Comitato in Consiglio regionale, ha affermato: "I problemi che ci affliggono sono la continuità territoriale, il costo dell'energia che fa chiudere le industrie, la sanità, perché spesso noi sardi siamo costretti a spostarci anche per curarci".

Per Giacomo Porcu, sindaco di Uta, "questa è un'occasione unica per venire incontro a una completa realizzazione sociale dei cittadini, e per affrontare con serietà il problema dello spopolamento. Qualsiasi sardo lo percepisce, chiunque ha dovuto scontrarsi con l'handicap determinato dall'insularità".

Andrea Lutzu, primo cittadino di Oristano, in collegamento via skype ribadisce che "tutti i Comuni della Sardegna devono essere coinvolti in questa battaglia e partecipare attivamente alla campagna referendaria, con l'obiettivo di vederci riconosciuti quei vantaggi che ci consentiranno di vivere in una situazione di pari opportunità rispetto alle altre regioni italiane".

Via skype anche il sassarese Nicola Sanna: "Ho appena firmato, è una battaglia troppo importante, quella sarda rappresenta una specificità geografica che non può non essere presa in considerazione".

IN SALA - Ci sono anche Stefano Delunas (Quartu), Tomaso Locci (Monserrato), Paola Secci (Sestu), Andrea Pisanu (Giba), Elio Mamei (Villaspeciosa), Alessandro Scano (Decimoputzu), Marco Pisano (Mandas), Alessio Piras (Selegas), Celestino Pitzalis, (Tuili), Marco Floris (Siris), Fausto Piga (Barrali), Nello Cappai (Guamaggiore).

"Gli amministratori sono stati i primi a capire che questo è un referendum di tutti i sardi", conclude Lucia Tidu, coordinatrice dei sindaci nel comitato promotore: "E oggi gridano che è finito il tempo dell'assistenza".

Roberto Murgia

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