Sono 103 i detenuti trasferiti in Sardegna dopo il crollo di una parte del carcere romano di Regina Coeli. Ma la soluzione "tampone" è già stata contestata: come denuncia Roberto Melis, segretario Consipe , «secondo segnalazioni interne» molti dei trasferiti non sarebbero provenienti dal settore realmente compromesso dal crollo, bensì da altri rami del carcere, sollevando dubbi sulla correttezza dei criteri adottati. 

«In piena emergenza, si sarebbe dunque trovato il tempo per selezionare e inviare in Sardegna i soggetti più problematici , trattenendo invece quelli “più gestibili». «Alla luce di tali anomalie – continua Melis – sarebbe doveroso che il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria ndr.) disponga un’ispezione urgente presso la Direzione dell’istituto di Regina Coeli, al fine di verificare la correttezza delle procedure adottate e accertare eventuali responsabilità».

«La gestione emergenziale sta generando una crisi operativa senza precedenti – prosegue Melis –. Il personale di Polizia Penitenziaria è costretto a turnazioni estenuanti e a gestire situazioni cliniche e operative complesse. Il risultato è un aumento documentato dello stress lavoro-correlato e un rischio concreto di collasso psicofisico del Corpo». Da qui la richiesta di un invio immediato di rinforzi di Polizia Penitenziaria, l’assegnazione urgente di personale sanitario negli istituti in emergenza, e una revisione complessiva della logica dei trasferimenti nazionali e regionali. Melis sottolinea inoltre che, per quanto riguarda la Casa di Reclusione di Alghero, è stato chiesto un incontro urgente tra il Provveditore regionale e il personale per affrontare «in modo costruttivo e trasparente le gravi criticità che stanno emergendo».

(Unioneonline/v.f.)

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