«Conguagli illegittimi, soldi da restituire»: il Tribunale accoglie la Class action contro Abbanoa
Verdetto contro la società di gestione della ricorsa idrica che aveva chiesto 106 milioni agli utenti, il Tribunale dà ragione al comitato Unidos che aveva riunito migliaia di sardi. Mauro Pili: «Oggi ha vinto il popolo»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
La riscossione dei conguagli per gli anni 2005-2011 da parte di Abbanoa è stata illegittima: le somme non erano dovute e la società di gestione del servizio idrico dovrà restituire i soldi alle migliaia di sardi che, sostenendo di aver versato in precedenza quanto dovuto, avevano aderito alla Class action lanciata dal comitato Unidos guidato da Mauro Pili. Ora le parti, Abbanoa da una parte e cittadini dall’altra, dovranno trovare un accordo transattivo per risolvere la controversia su una partita che vale circa 106 milioni di euro.
Lo ha stabilito, con sentenza, la seconda sezione civile del Tribunale di Cagliari, presieduta dalla giudice Maria Grazia Cabitza, che ha emesso il provvedimento con i colleghi Paolo Piana e Paolo Corso.
La vicenda risale nel tempo e riguarda una raffica di bollette che Abbanona nel 2014 aveva spedito a numerosi sardi a titolo di conguaglio per partire pregresse che risalivano al periodo 2005-2011. Tutto sulla base di un ricalcolo, con nuovo metodo tariffario, effettuato nel 2012. Un metodo sbagliato, secondo il tribunale. Una gestione così sbagliata, secondo il ricorso, che “tale modus ha riguardato talvolta anche utenti che nel periodo di riferimento (2005 – 2011) non erano neppure titolari dei contratti di somministrazione, quindi per consumi per essi impossibili o quantomeno a loro non attribuibili».
Secondo gli autori della Class action «Abbanoa avrebbe dovuto eventualmente calcolare le partite pregresse sulla base dei costi operativi che in base alla normativa vigente nel periodo in questione (anni 2005 – 2011) avesse provato di poter recuperare in relazione ai singoli anni di riferimento, da dividersi poi tra gli utenti in base agli effettivi consumi di ciascuno nell’anno di riferimento, e non invece, come accaduto, in maniera forfettaria sulla base di costi complessivamente considerati nell’ampio periodo indicato in fattura (2005 – 2011), e ripartiti sulla base dei consumi registrati unicamente dalle utenze attive nel 2012».
Abbanoa, «nel contestare la fondatezza delle deduzioni di parte attrice circa l’illegittimità dei conguagli richiesti», oltre a richiamare sentenze della Cassazione che sosteneva avessero stabilito principi che avrebbero legittimato la sua azione, «ha dedotto come nessuna illegittimità o scorrettezza potesse esserle contestata poiché, nel richiedere i conguagli per partite pregresse ante 2012 agli utenti in essere nel 2012, si era limitata a dare esecuzione a quanto legittimamente stabilito dalle competenti autorità amministrative».
Il Tribunale di Cagliari, accogliendo la Class action, non stabilisce quanto sia dovuto e a chi. Anche perché è stato inondato di richieste di restituzione di denaro. Ma ha stabilito che, «considerato l’elevatissimo numero di adesioni (circa 12 mila), e le conseguenti attività ancora necessarie in relazione a ciascuna di esse – ritiene opportuno in questa fase del procedimento, affermata la fondatezza della azione di classe, limitarsi all’indicazione del criterio omogeneo cui le parti dovranno attenersi per addivenire a un accordo che ponga fine alla controversia».
Ed eccolo, il criterio: «Non sono dovute le somme richieste per partite pregresse “conguaglio anni 2005- 2011” di cui alle fatture allegate al presente giudizio sia dagli attori che dagli utenti del servizio idrico in tutto il territorio della Sardegna che abbiano tempestivamente aderito della proposta azione di classe». E «Abbanoa spa è obbligata alla restituzione delle somme già eventualmente ricevute a titolo di partite pregresse “conguaglio anni 2005-2011” dagli attori e dagli utenti che, aderendo tempestivamente all’azione di classe, abbiano dimostrato di averle già corrisposte».
«La decisione», ha dichiarato Mauro Pili, appena appresa la decisione dei Giudici, «riafferma un principio di rilievo generale: il recupero dei costi del servizio pubblico non può avvenire in modo retroattivo, opaco e sbilanciato a danno degli utenti, né può scaricare sui cittadini errori gestionali o scelte compiute senza adeguata trasparenza». Le somme, ha ricordato Pili, «venivano richieste molti anni dopo, in modo improvviso e spesso accompagnate dalla minaccia di sospensione del servizio, e risultavano calcolate secondo un criterio che faceva gravare costi accumulati in un lungo arco temporale su una platea ristretta di utenti, in particolare quelli attivi in un singolo anno. Questa sentenza», conclude, «afferma un principio fondamentale: i cittadini non possono essere chiamati a pagare, anni dopo, errori e scelte compiute alle loro spalle. Oggi vince il popolo sardo che ha saputo resistere e lottare».
(Unioneonline/E.Fr.)
