II crocevia per la cantoniera del Tirso, nella strada che collega Bolotana con Ottana, è la mappa sul campo di un disastro annunciato. Quasi seguissero le indicazioni stradali, le orde di cavallette che si stanno abbattendo sui postumi dell’industrializzazione della Sardegna centrale conquistano, metro dopo metro, centinaia di terreni incolti e campi rigogliosi. Avanzano su tutte le direttrici, traguardando il sud piuttosto che la sorgente del grande fiume. Quelle strade impregnate di insetti spiaccicati a milioni sul manto d’asfalto rovente sono niente rispetto a quello che si sta consumando nei campi di questa terra “biblica” dove solo chi non ha visto può gratuitamente parlare di allarmismo. In realtà, ancora è niente. A dirlo sono i tempi della natura, della mutazione di questi divoratori esasperati capaci di radere al suolo qualsiasi vegetale decidano di addentare, sino a ridurlo sul lastrico.

Saltello e volo

La sequenza è scandita in due tempi fondamentali dello sviluppo dell’insetto: il saltello e, poi, il volo. Da metà aprile, come è capitato quest’anno, si registra la schiusa delle uova, attualmente ancora in atto. Una fase che sta superando i trenta giorni, caratterizzata dalla «nascita delle prime forme giovanili dell’insetto, caratterizzate dall’assenza di ali che svilupperanno nel corso della loro metamorfosi». È dai primi di giugno che quel “saltello” si trasformerà inesorabilmente in volo. Perdere altro tempo, più di quanto se ne sia già perso, significa consentire a questi miliardi di insetti di dispiegare ali e conquistare spazi senza confine. Quello che sta accadendo nella Sardegna centrale, con direzione verso sud – sud est, è tutto scritto. In atti ufficiali, seppur riservati. Relazioni disarmanti, analisi e dati da far rabbrividire.

Waterloo nelle carte

Nelle carte di cui siamo entrati in possesso c’è molto di più di una partita persa, di una guerra che rischia di trasformarsi in una Waterloo senza scampo. Il primo elemento che riportiamo integralmente è legato ad un’affermazione contenuta nel «Rapporto sui risultati del monitoraggio del fenomeno dell’invasione delle cavallette nell’anno 2021» predisposto dal Servizio Sostenibilità delle attività agricole dell’Agenzia regionale Laore. È in quel dossier destinato all’Assessorato dell’Agricoltura che si legge la più nefasta delle previsioni: «Se quest’anno alcune ovideposizioni della zona sud avranno esito favorevole, nel 2022 gli insetti potrebbero estendere i loro areali ancora più a Sud e tornare alle situazioni che Guido Grandi cita per la Sardegna, relative al 1946». A mettere nero su bianco e trasmettere la comunicazione riservata ai vertici della Regione è l’Agenzia Laore, quella che fu prima l’Etfas e poi l’Ersat, dedicata all’attuazione dei programmi agricoli. La fonte primaria dell’analisi sui campi, l’Agenzia regionale che dopo una contesa sulle competenze è stata incaricata di occuparsi del “dossier” cavallette, non ci sta ad essere indicata come responsabile dell’escalation nella valle del Tirso. Le sette pagine del documento non lasciano scampo. Tra j’accuse, dati e analisi, la sintesi è tranchant: vi abbiamo avvertito di quel che stava accadendo, ma siamo arrivati all’appuntamento con la “calamità” disarmati e con una colpevole “sottovalutazione”. Del resto quel richiamo esplicito alla catastrofe del 1946 è molto più che un monito. E a pronunciarlo sono i responsabili dell’agenzia regionale. La memoria di tutti, o quasi, ha rimosso quell’anno e quella catastrofe. Per risalire a quei fatti, attualizzati nell’ultimo dossier della Regione, bisogna riprendere in mano il manuale di Entomologia di uno dei più grandi esperti della materia, il professor Guido Grandi. È lui che nel sacro testo del “fenomeno cavallette” ricostruisce le dinamiche della catastrofe sarda del 1946, con una Sardegna in ginocchio, travolta dall’epocale invasione di divoratrici seriali. Il capitolo del suo trattato parla di «superfici interessate dell’ordine di 1.500.000 di ettari». In pratica quasi due terzi dell’Isola percorsi in lungo e in largo da un fenomeno che vide schierati migliaia di uomini, esercito, forze aeree e centinaia di mezzi. A mobilitare le forze in campo fu addirittura il Ministero di Guerra. L’Agenzia regionale, nella relazione sui fatti di oggi, non solo declina il pericolo imminente, ma richiama, non solo per memoria, l’analoga relazione predisposta già nel 2020, dove «mette in evidenza che gli areali colpiti dall’insetto potrebbero aumentare, analogamente a come successe nel 1946». Nonostante gli avvertimenti - scrive Laore - «la problematica è stata sottovalutata - si allega, a prova di questo, la relazione di Laore del 2021, che è la prosecuzione di quella del 2020». Ed è in questa “riservata” del 17 maggio che si sentenzia l’escalation senza precedenti: «I focolai partono soprattutto dai terreni abbandonati, per poi arrecare danni nelle zone limitrofe, favorendo così l’espansione del fenomeno da un anno all’altro in assenza di adeguati interventi. Si ricorda per inquadrare la problematica che questi insetti, se non contrastati di riproducono quasi in maniera geometrica, i risultati sono quelli di oggi». Come dire: il fenomeno non è stato contrastato come si sarebbe dovuto fare e adesso tutto è più complicato. E gli esiti di quanto sta accadendo sono riportati nella nota interna dell’Agenzia Regionale: «Ad oggi 17 maggio, sono stati eseguiti e georeferenziati 223 siti in cui si sono effettuati i trattamenti con deltametrina. Parliamo di una superficie attorno ai 30.000 ettari dove monitorare una superficie simile appare molto complesso, si sarebbe dovuto iniziare con un piano di prevenzione quando segnalato da Laore nel 2020».

Senza soldi

I tecnici mettono le mani avanti davanti alla catastrofe per la quale sono stati lasciati soli sul campo: «È importante sottolineare – è scritto nel testo di ipotesi di piano regionale triennale - che si è operato in una situazione di estrema urgenza. Con risorse spendibili nei tempi dovuti, si sarebbero potute organizzare meglio le squadre e individuare altre ditte che eseguono i trattamenti fitosanitari». Dunque, anche le risorse finanziarie erano inesistenti e le squadre non organizzate come sarebbe stato necessario. E che la guerra sia destinata ad essere persa, senza un repentino e vigoroso cambio di marcia, lo dimostrano alcuni passaggi del dossier finito nelle nostre mani: «I primi 10 giorni di aprile sono scesi in campo i mezzi della Provincia ai quali Laore ha fornito i primi 40 litri di deltametrina (fornita e consegnata sulla parola, in quanto non si avevano ancora risorse impegnabili). Nel corso dei giorni le squadre dotate di atomizzatore portato sono diventate anche 15 (5 squadre della Provincia Nuoro), guidate da una ventina di tecnici di Laore».

Bandiera bianca

Come presentarsi al cospetto dell’armata di cavallette dispiegata, per adesso, in 30.000 ettari, con in mano una bandiera bianca. La “sottovalutazione” del disastro è sintetizzata in una postilla della nota riservata che la dice tutta sulla situazione: «Per completare la rapida sintesi del 2020, si sottolinea che la Delibera della Giunta Regionale n. 1/22 dell’8/1/2021 riporta erroneamente, quali indicazioni degli areali danneggiati, solo i fogli che nella relazione Laore sono indicati quali punti di monitoraggio e non tutto l’areale indicato in relazione come superficie territoriale interessata dall’attività trofica dalle cavallette». In pratica la Regione ha scambiato le aree di monitoraggio con gli areali coinvolti. Come confondere il dischetto del calcio di rigore con il campo di gioco. Ora non resta che la dichiarazione urgente di stato di emergenza e di calamità. Regione e Stato sino ad oggi non l’hanno ancora dichiarata, ma ormai, anche se tardiva, è improcrastinabile. I Comuni potrebbero chiederla nelle prossime ore. Tutto troppo tardi. Nel 1946 per contrastare quella piaga schierarono l’esercito, oggi, invece, tante parole, pochi soldi, molti ritardi e infinite responsabilità.

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