Carceri sarde in “overbooking”, stranieri in crescita: il 47% dei detenuti stipato fra Uta e Bancali
I dati del Ministero della Giustizia aggiornati al 30 novembre. Caligaris (Sdr): «Stop agli arrivi al 41bis nell’Isola»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Carceri sarde in “overbooking” con 2.608 detenuti per 2.583 posti. E una crescita significativa anno su anno, con numeri che evidenziano come la vera sorpresa sia rappresentata dagli stranieri, oggi a quota 795 presenze, il 30,48%, contro i 581 del 2024, allora il 25,3% del totale.
A renderlo noto è Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme, che ha preso in esame i dati dell'Ufficio statistiche del Ministero della Giustizia aggiornati al 30 novembre 2025.
«È anche il caso di osservare - rileva Caligaris - che la maggiore concentrazione di persone private della libertà straniere è concentrata nelle due principali case circondariali, 374 (47%). Sono infatti 190 a Cagliari-Uta su 739 detenuti per 561 posti. Più grave la situazione a Sassari-Bancali dove sono 184 su 566 detenuti per 458 posti. Una percentuale maggiore si registra a Mamone-Onanì con una presenza di 192 detenuti per 264 posti (58,3%)».
Secondo la presidente dell'associazione, «mentre la regione in tutte le sue articolazioni amministrative e politiche nonché le associazioni cercano una strada di dialogo per evitare che il nuovo Padiglione del 41bis, appena concluso a Cagliari-Uta, sia riempito con altri 92 detenuti in regime di massima sicurezza, il Governo, attraverso il Ministero della Giustizia e il Dap, persegue il suo progetto di trasformazione della Sardegna in una servitù penitenziaria. Ai quasi 800 detenuti stranieri vanno aggiunti altri 700, quasi tutti siciliani e calabresi, che scontano la pena in Alta Sicurezza. I detenuti isolani, nessuno al 41bis e pochissimi AS, sono poco più di un migliaio anche a conferma che la malavita locale è molto diversa da quella che si esprime attraverso mafia, ndrangheta e stidda».
«È diventata improcrastinabile un’azione sinergica delle Istituzioni locali e di tutta la classe politica – la conclusione di Caligaris – per arginare un fenomeno che contrasta fortemente con le speranze di crescita economica e sociale dell’Isola. Considerare residuale questa problematica significa favorire ulteriormente lo spopolamento della Sardegna e accreditarne un ruolo del tutto marginale». L’appello di Caligaris, dunque, alle istituzioni e alla classe politica senza distinzioni di appartenenza perché il problema sia «portato ai tavoli nazionali e alla Conferenza Stato-Regioni».
(Unioneonline)
