Turismo, in Sardegna manca personale: «A Pasqua buco di 3000 addetti, cercheremo fuori»
I dati presentati a Cagliari da Fipe Confcommercio. Ma le associazioni di categoria sono ottimiste: «Reperire il 20% delle forze mancanti è possibile»La Pasqua è alle porte e la Sardegna mette in campo le sue risorse per affrontare il weekend “lungo” in arrivo, con il lunedì dell’Angelo in coda. Ma le forze sul piatto della bilancia potrebbero non bastare. «Siamo alla ricerca di 3000 addetti per la stagione in arrivo», confessa il presidente della Fipe Confcommercio Sud Sardegna Emanuele Frongia, presente al convegno “Lavoro e Talento: analisi e prospettive”, organizzato oggi alla Mem di Cagliari. «La situazione sta migliorando, già l’anno scorso la situazione era molto più in salita: le forze mancanti erano 2mila in più, quindi il trend non ci preoccupa. Il lavoro c’è, i ristoranti si stanno riempiendo e stiamo riuscendo a lasciarci alle spalle il periodo del Covid dove il nostro settore si è fermato. Contiamo di reperire a breve il 20% delle forze mancanti».
Il comparto turistico e della ristorazione soffrirebbero anche della mancanza di figure altamente specializzate, che possano accontentare le richieste di un mercato in continuo sviluppo ed evoluzione: «Queste coprono circa il 15% delle persone mancanti. Per noi è un punto critico, nel brevissimo termine dobbiamo per forza cercare fuori dal territorio nazionale. E questo vorremmo evitarlo». E suona l’allarme specialmente per il reclutamento di pasticcieri e chef specializzati, che possano offrire servizi – oggi richiestissimi – che si allineano con “cambio veste” della Sardegna che si sta trasformando da tappa “di passaggio” di croceristi e turisti a destinazione principale. E le lingue, così, diventano fondamentali: l’inglese non basta più, le competenze richieste sfiorano i 4 idiomi, specialmente nel settore dell’accoglienza.
«Vorremmo anche sfatare il mito che la ristorazione sia il vero peccatore di questa ricerca di lavoro – continua Frongia –, in realtà sono quasi tutti i comparti in difficoltà: dall’agricoltura all’industria sino agli studi degli avvocati, alla ricerca di qualche praticante. Noi possiamo fare tanto ma qui deve intervenire anche la politica, le armi le ha il Governo. Il Job Day non basta, dobbiamo fare di più».
E anche sul fronte nazionale il settore dei Pubblici esercizi sta vivendo – nonostante tutto – un grande rilancio. «Siamo alla ricerca di 140mila profili professionali che nei prossimi mesi entreranno nel settore», spiega Andrea Chiriati, responsabile lavoro e area relazioni sindacali FIPE Confcommercio. A complicare la situazione si aggiungerebbe il problema dell’orientamento perché«ragazzi e disoccupati spesso non conoscono le opportunità disponibili, questo perché il nostro mercato del lavoro non mette in contatto chi cerca con chi offre. I servizi attivi sono del tutto inefficienti, il sistema non funziona», continua Chiriati.
Maggiore attenzione andrebbe posta anche sui percorsi di formazione, che andrebbero rafforzati perché «la colpa dell’inesperienza dei giovani non può ricadere solo sulle scuole e sugli istituti professionali. Non possiamo puntare il dito contro qualcuno, la responsabilità è di tutti. Dobbiamo concentrarci su politiche attive e non solo passive, le associazioni di rappresentanza e le agenzie private dovrebbero essere coinvolte laddove gli enti pubblici e i centri per l’impiego non riescono a risolvere il problema», conclude Chiriati.