Un atto di gentilezza e attenzione, nei confronti di un’amica, che gli è costato la vita. Così è morto Remesha Martin Elvis King, 31 anni, del Burundi, urtato sabato all'alba da un bus del Ctm in viale Diaz.

Alla fine, ieri mattina nella Rianimazione dell'ospedale Brotzu di Cagliari, si sono arresi e hanno fatto partire il peggiore dei conti alla rovescia: quello per dichiarare il giovane ufficialmente morto, cosa che è avvenuta sei ore dopo.

LA TRAGEDIA – Come spesso accade nelle grandi tragedie, la dinamica è semplice e banale: dopo aver trascorso la notte in un locale di Sant'Elia, Martin e una sua amica cagliaritana stavano tornando a casa. In viale Diaz hanno visto l'autobus in arrivo e hanno iniziato a correre verso la fermata, ma alla ragazza sono caduti gli occhiali, che sono finiti sull'asfalto, giù dal marciapiede. Pare che il giovane si sia chinato per raccoglierli, sporgendosi dal marciapiede o forse scendendo il gradino (lo dirà l'inchiesta), e il bus a quel punto l'ha urtato violentemente alla testa.

I soccorsi sono immediatamente scattati, con un carabiniere che passava in quel momento pronto a prendere in servizio in pattuglia che si è prodigato per mantenere in vita il ferito con tre massaggi cardiaci, riuscendo nel suo intento. Poi l’arrivo dell’ambulanza del 118 e la disperata corsa al Brotzu, ma per Martin i medici non hanno potuto fare molto.

IL DONO DEGLI ORGANI – Nel buio della tragedia, il giovane ha comunque fatto brillare la sua luce ancora una volta: sua madre (che a Cagliari era arrivata quando era ancora un bimbo, e tuttora abita in città) e sua sorella - giunta da Torino, dove vive grazie alle norme sul ricongiungimento familiare dei migranti - hanno fatto dono degli organi del loro familiare.

I funerali verranno celebrati molto probabilmente già domattina da don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana (con cui il giovane collaborava come volontario) e parroco di Sant'Eulalia.

UN GIOVANE CONOSCIUTO – Grande dolore a Cagliari, dove il giovane era conosciutissimo perché lavorava come cameriere nei locali della movida (alla Marina e a Stampace) e per la sua passione per il teatro: dopo aver frequentato un corso organizzato dalla Caritas, si era iscritto ad altri corsi pagando le quote con il suo stipendio. E dell'aiuto ricevuto dalla Caritas quando arrivò, in tenera età, non si era mai scordato: per questo collaborava con l'organizzazione umanitaria della Diocesi cittadina, anche ora che poteva mantenersi da solo e pagare l'affitto: “Non era più da tempo un nostro assistito, bensì un collaboratore preziosi”, le parole commosse di monsignor Lai. 

L’INCHIESTA – Ora la Polizia locale dovrà aggiornare l'informativa da inviare alla Procura della Repubblica, a chiusura del tragico incidente costato la vita al trentunenne. E saranno i magistrati a decidere se archiviare subito l'inchiesta o effettuare ulteriori accertamenti su quanto accaduto.

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(Unioneonline)

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