Il Comune di Cagliari compie un capolavoro «che s’aggiunge a quello del Consiglio regionale, che attua un progetto più generale di fiancheggiamento delle parti più estremiste e di oggettivo sostegno ad Hamas».

L’ordine del giorno approvato a Palazzo Bacaredda, che condanna il massacro dei palestinesi e prevede lo stop ai rapporti con le imprese israeliane, non piace a Mario Carboni, presidente dell’associazione Chenabura – Sardos pro Israele. Tutta la sua indignazione è trasferita in una missiva inviata al sindaco Massimo Zedda. Carboni in passato aveva scritto che Gaza dovesse essere rasa al suolo (QUI LA NOTIZIA)

Ecco cosa ha scritto. 

«Con il voto per interrompere ogni relazione con le società israeliane, si è compiuta un’impresa straordinaria: trasformare la nostra bella città in un modello di semplificazione geopolitica e virtù autoproclamata. L’associazione Chenàbura si permette di applaudire questa audacia. Non senza rivolgere alcune osservazioni, su questa decisione tanto illuminata quanto un tunnel senza luce.

Innanzitutto, complimenti per il senso della sfumatura. Liquidare con un gesto ogni cooperazione con imprese israeliane – che operano nella tecnologia, nella medicina, nell’agricoltura o in altri settori in cui, ammettiamolo, eccellono – è un modo davvero originale di promuovere l’innovazione e il progresso nella nostra comunità.

Perché affannarsi con partnership con aziende che sviluppano tecnologie mediche salvavita o soluzioni ecologiche, quando ci si può avvolgere in una posa morale comoda come un piumone in piena canicola?

E che ambizione da parte del nostro municipio, ergersi ad arbitro delle questioni internazionali, relegando il ministero degli Esteri al ruolo di semplice comparsa nella sua crociata diplomatica. 

Inoltre, siamo sbalorditi dalla capacità di ignorare le conseguenze pratiche di questa decisione. Si è forse trovato il tempo di consultare i cittadini – quelli che, ad esempio, potrebbero beneficiare delle tecnologie o degli investimenti israeliani? O era troppo chiedere di organizzare un vero dibattito pubblico prima di brandire la spada di giustizia sociale?

Siamo certi che gli abitanti di Cagliari apprezzeranno vedere la loro città privarsi di opportunità economiche, tutto per sfoggiare una solidarietà selettiva che, diciamolo, sa più di posa moralista che di riflessione approfondita. E ancora, nemmeno una parola, purtroppo, sulla tragedia degli ostaggi, vite spezzate dalla barbarie, ma perché complicarsi con tanta complessità quando un boicottaggio semplicistico funziona così bene? E ci si erge a paladini della causa palestinese, neanche un pensiero per quel popolo che soffoca sotto il giogo della dittatura di Hamas, non una parola per l’opposizione interna che manifesta, rischiando la vita, contro quella entità terroristica, unica responsabile di questa tragedia – un dettaglio, senza dubbio, nella propria ricerca di giustizia universale.

Ma il vero colpo di scena è il contributo alla lotta contro l’antisemitismo. Perché, naturalmente, prendere di mira esclusivamente le società israeliane – e solo quelle – non ha nulla a che fare con una stigmatizzazione degli ebrei, vero? Vogliamo crederlo. In un’epoca in cui l’antisemitismo globale sta vivendo un’allarmante recrudescenza, come abbiamo visto fin dall’8 ottobre, la decisione manda un segnale chiarissimo: perché mostrare discernimento quando si può gettare benzina sul fuoco?

Gli ebrei della nostra comunità, già alle prese con un aumento dei pregiudizi, apprezzeranno. Infine, ci interroghiamo sulla coerenza dell’iniziativa. Si ha in programma di interrompere le relazioni con le società di tutti i paesi le cui politiche dispiacciono? Le imprese cinesi, russe, iraniane, qatarine o di altri stati sono sulla lista comunale e regionale? Il comune di Cagliari nei ultimi 70 anni ha già votato una decisione simile ?

O Israele gode di un trattamento speciale nella crociata morale? Siamo curiosi di sapere quanto tempo vi ci vorrà per trasformare Cagliari in un’isola autarchica, tagliata fuori da ogni partnership internazionale in nome di una purezza ideologica tanto ammirevole quanto irreale.

In conclusione, l’Associazione Chenàbura invita a annullare questo vergognoso voto, che non solo danneggia gli interessi economici e sociali della nostra comunità, ma alimenta anche una polarizzazione pericolosa e sterile. La vera forza di una città risiede nella sua capacità di unire, innovare e dialogare, non nel brandire boicottaggi semplicistici che lusingano gli ego ma impoveriscono il dibattito. Se desiderate davvero agire per la giustizia, iniziate ascoltando i vostri cittadini e promuovendo soluzioni concrete, anziché gesti simbolici che dividono più di quanto costruiscano».

(Unioneonline/E.Fr.)

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