Sant’Avendrace ritrova la sua chiesa: la riapertura dopo quasi sette anni
Il parroco Alessando Simula: «Esprimo la gioia e la gratitudine della comunità»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dopo quasi sette lunghi anni di chiusura, la comunità di Sant’Avendrace può finalmente riabbracciare la sua chiesa parrocchiale. Un ritorno atteso e desiderato, che segna non solo la restituzione di un edificio religioso, ma anche il recupero di un simbolo identitario per l’intero quartiere.
«Esprimo la gioia e la gratitudine della comunità parrocchiale – afferma il parroco don Alessandro Simula – perché dopo anni ci riappropriamo della nostra chiesa. Non è solo un edificio: è la casa della comunità, un luogo storico, culturale e spirituale che viene restituito alla città». Il parroco guarda anche al futuro: «Vogliamo che diventi un polo archeologico e monumentale, arricchito dalla costituzione di un museo dedicato al culto di Sant’Avendrace. Dal punto di vista pastorale – aggiunge – uno dei primi impegni sarà l’oratorio, spazio di accoglienza e socializzazione soprattutto per i giovani. Dal 2 al 13 settembre, inoltre, la chiesa sarà giubilare e permetterà di ottenere l’indulgenza plenaria: un riconoscimento che testimonia il valore storico e spirituale di questo luogo». Il programma della festa prevede la tredicina dal 1° settembre, il culmine con la messa e la processione allo stabulario di Santa Gilla il 12 e la celebrazione con corteo nel quartiere il 13. «È una festa della ripresa – sottolinea don Simula – dopo anni di vita pastorale limitata. Il quartiere ritrova il suo centro, gli “avendracini” vivono questa riapertura come la possibilità di ritrovare se stessi». Alla soddisfazione di Don Simula si unisce quella di Edoardo Tocco, consigliere comunale ed ex presidente della circoscrizione: «Finalmente, dopo peripezie e vicissitudini, la chiesa torna protagonista nel suo quartiere. L’augurio è che torni ad essere frequentata come un tempo, soprattutto dai giovani, e che le celebrazioni ritrovino la vitalità che appartiene a tutta la diocesi».
Matteo Cabras