Flensburg, nord estremo della Germania, a due passi da un fiordo di confine con la Danimarca. E' il 3 agosto del 2018. A sfatare i rumors di una crisi economica dirompente, la Onorato family vola in terra tedesca per varare la "Maria Grazia Onorato", dedicata alla madre del patron di Mascalzone Latino. Il jet set è lì, traghettato con voli privati e non solo. Giornalisti accreditati come se non ci fosse un domani. A rompere gli indugi, come madrina dell'evento, è Barbara Ugolini, madre del secondogenito della dinasty. Tutto in famiglia o quasi. Il varo è da mille e una notte come si conviene alla tradizione, fasti scoppiettanti e proclami di antica memoria.

Il tazebao

Quando la nave cargo scivola nei binari del varo verso le acque gelide dei mari del nord nessuno ha ancora letto il "tazebao gigante" che Onorato ha fatto impressionare a suon di vernice e pennello su una delle fiancate della grande nave. Lettere a caratteri cubitali, da poppa a prua, per un messaggio emotion, in perfetto stile patron. La scritta ciclopica "Onorato per i marittimi italiani" irrompe nel proscenio tedesco come l'ennesimo proclama di chi cerca alleati per non affondare in un mare di debiti. La regia della giornata d'agosto si consuma con il messaggio ad effetto:«Questa nave è un manifesto politico. Una presa di posizione politica da 33.000 tonnellate di ferro che scende in mare in difesa dei marittimi italiani» - firmato Vincenzo Onorato. Operazione di marketing, sibillino messaggio alla politica: chi tocca le mie aziende tocca i marittimi.

Ottomila euro al giorno

Peccato che in quegli stessi mesi, proprio il Presidente del Consiglio di amministrazione, Vincenzo Onorato, decideva di promuovere i suoi guadagni dalla Moby alla pari di quelli di un principe saudita. In Italia, lo scrivono i consulenti del Concordato preventivo, non c'erano paragoni nemmeno con i manager delle società più blasonate. Compensi da far accapponare la pelle visto che dai documenti in nostro possesso, relativi al piano presentato al Tribunale fallimentare di Milano, emerge che, nonostante la società stesse già navigando in acque più che agitate, il patron di Mascalzone Latino si stava liquidando l'incredibile cifra di 8.279 euro al giorno, 246 mila al mese, 3 milioni di euro all'anno. Altro che " Onorato per i marittimi italiani". Dai conti emerge ben altra attenzione, visto che i consulenti hanno dovuto dedicare un intero capitolo del piano proprio ai «rapporti economici e finanziari con alcuni componenti del C.d.A.». Affermazioni inconfutabili proprio perché sono estrapolate dal documento, redatto dagli uomini incaricati da Onorato, che doveva restare blindato nelle segrete stanze del palazzaccio di Milano. Ammissioni circostanziate, nonostante la piuma d'oca usata per vergare affermazioni da scalpello del diritto.

Le chiamano «criticità»

Scrivono a pagina 132 del dossier al Tribunale fallimentare: «Una potenziale criticità nella gestione della Società potrebbe essere individuata nel fatto che l'entità dei compensi corrisposti da Moby nel periodo 2015-2019 ad alcuni dei membri del Consiglio di Amministrazione risulta superiore, nel complesso, alla media di quelli erogati da società nazionali ed estere comparabili, anche considerati i piani di remunerazione variabile e di stock option». Non lo scrivono con la chiarezza necessaria, ma l'affermazione è da sonora presa di distanze. Il compenso medio totale annuale nel 2018 di un amministratore delegato simile sfiora gli 850 mila euro (849.300) in calo del 10,8% sul 2017, 952.400 euro, quando, però, era cresciuto del 14,5% sul 2016 831.700 euro.

246 mila euro al mese

Onorato, nonostante la tempesta finanziaria, si poteva permettere di staccare assegni per il suo stipendio da Presidente di Consiglio di amministrazione per "246 mila" euro al mese. Un "terzo ufficiale" imbarcato su un traghetto guadagna 2500 euro mensili, un "giovanotto di macchina" membro dell'equipaggio di un traghetto che collega i porti del continente alla Sardegna, 1.850 euro. Ma non è finita. Il documento è costretto a rivelare che in aggiunta a tali compensi alcuni consiglieri hanno percepito anche retribuzioni in qualità di dirigenti della Società, oltre a emolumenti da parte di società controllate. Guadagni da mille e una notte nonostante una traversata economico-finanziaria da tracollo. Ma non è finita. Nello stesso capitolo il figlio Achille è costretto a firmare un'ulteriore presa d'atto sui denari finiti nelle casseforti paterne.

Soldi & quisquilie

E anche in questo caso, per evitare di incorrere in reati, tutto è riportato nero su bianco: «Fermo quanto precede, occorre poi dare atto che il Presidente del Consiglio di Amministrazione, Dott. Vincenzo Onorato, risulta aver intrattenuto con la Società una serie di rapporti economici di entità rilevante». Tutti rapporti unilaterali descritti uno per uno: Moby acquista da Onorato, Vincenzo, un immobile a Milano, nella centralissima Piazza San Babila n. 5, di proprietà dell'armatore, per 7 milioni di euro. Ci sono, poi, i prestiti diretti e personalissimi della società: il finanziamento di un milione di euro concesso dalla Moby a Vincenzo Onorato in data 1° luglio 2016, a fronte di esigenze personali dell'imprenditore, da rimborsare entro il 30 aprile 2018 (scadenza poi posticipata al 30 aprile 2021). E poi ci sono le anticipazioni degli stipendi per il leader di Mascalzone Latino. I legali li chiamano "gli acconti sugli emolumenti futuri ricevuti dal Dott. Vincenzo Onorato".

Stipendi anticipati

Nel 2018, nell'anno dell'operazione " Onorato per i marittimi italiani" , infatti, i pagamenti della Moby verso Onorato salgono a circa 6 milioni di euro. Nonostante le difficoltà finanziarie, il patron di Mascalzone Latino si liquida 3 milioni di euro di stipendio per il 2018 e, poi, alla voce "Anticipi a fornitori" si registra l'ennesimo anticipo di denaro. Cifre da capogiro e nuovo credito verso il presidente del Consiglio di amministrazione per l'elargizione, in pieno 2018, con i conti sempre più in rosso, di un anticipo degli stipendi dei prossimi due anni pari a 4 milioni e 990 mila euro. In pratica il difensore dei marittimi si era non solo liquidato il copioso stipendio dell'anno, ma si era fatto anticipare altre due annualità. Giusto per prendersi il sicuro. Gli avvocati prendono atto che la partita degli stipendi si è chiusa il 31 dicembre del 2020, senza alcuna anticipazione da restituire. Resta «incerta - secondo il documento in possesso dei giudici - la natura di taluni trasferimenti di denaro effettuati dalla Società in favore del Presidente del Consiglio di Amministrazione, per complessivi Euro 232.000 circa, di cui non è stato possibile acclarare la natura sulla base dell'esame delle relative schede contabili». Quisquilie, direbbe Totò, il Principe De Curtis. Onorato è uomo di mondo e conosce come pochi dove tira il vento.

Il petardo

E' anche per questo motivo che, vista la mal parata, l'ha buttata sul caritatevole. L'esclamazione è come sempre ad effetto, giusto per tentare di intenerire e allentare la morsa di chi ha investito tutto e ora rischia di perdere tutto: rinuncio agli stipendi per i prossimi 4 anni scrive Onorato. In realtà, anche volendo, non saprebbe dove prenderli tutti quei soldi. Questa gentile concessione, però, la propone con la formula della condizione: se approvate il concordato preventivo e scongiurate il fallimento rinuncio allo stipendio milionario. L'ha scritto nella speranza che qualcuno ci caschi. Gli avvocati scrivono la resa:«Il Dott. Vincenzo Onorato, nella sua qualità di Presidente del Consiglio di Amministrazione di Moby, si è irrevocabilmente impegnato a rinunciare ai propri emolumenti consiliari per complessivi Euro 3.000.000 in ragione d'anno, con conseguente generazione di una liquidità aggiuntiva in arco di Piano per complessivi 12 milioni di euro». Magari, però, i creditori si sarebbero attesi la restituzione dei compensi già portati a casa, piuttosto che quelli futuri e come tali ad oggi impossibili.

I rampolli non cedono

I rampolli, però, Alessandro e Achille, preferiscono nemmeno accennare alla rinuncia. E sperano non lo facciano altri. I legali scrivono: «Da parte loro, gli altri due membri del Consiglio di Amministrazione di Moby, Dott.ri Achille e Alessandro Onorato, si sono irrevocabilmente impegnati, al verificarsi della medesima condizione sospensiva di cui sopra, a rimettere al Comitato Remunerazioni della Società ogni decisione relativa alla determinazione dei loro compensi». I due fratelli, però, sono figli del padre e si affidano anche loro agli effetti speciali. Con una lettera di impegno del 29 marzo scorso i due giovanotti si sono impegnati a "donare" due milioni di euro, «a titolo di contributo esterno da parte di terzo», a condizione che venga approvato il Concordato preventivo. Più che un effetto speciale, una boutade. Per restituire i 740 milioni di debiti di denari, ne servono molti di più. E nel mondo della finanza non si accontentano dei petardi. Sull'altra fiancata della nave cargo non basterà scrivere: Onorato per i creditori di Moby.

Mauro Pili
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