«Da qualche tempo è comparsa un'alga strana, sembra mucillagine. E poi un verme mai visto, lungo circa 4 centimetri. Non so se c'entri l'inquinamento, ma di certo qua attorno da anni scaricano di tutto, soprattutto sulla sponda di Assemini dove ci sono le industrie».

Roberto Floris, cagliaritano di Is Mirrionis, pesca nella laguna di Santa Gilla da mezzo secolo. Ha iniziato da ragazzino, insieme al padre e al nonno. Oggi ha 63 anni ed è uno dei circa 170 soci che lavorano per le cooperative del Consorzio ittico Santa Gilla, un colosso capace di produrre 1000 chili di arselle e 4000 di cozze al giorno che alimentano i principali mercati sardi. Come tutti qua nello stabulario dove si lavorano i mitili appena raccolti - a Sa Illetta, lungo la strada per Pula - ha letto dell'inchiesta su Fluorsid. È preoccupato, ma non sorpreso. Lo stabilimento di Giulini in cui si lavora l'acido solforico e i derivati dal fluoro è a mezzo chilometro in linea d'aria. Visto da Google Earth è una macchia bianca tra i capannoni. Quel colore è dovuto alla polvere delle lavorazioni, la stessa che secondo l'inchiesta della Forestale, sospinta dal vento, sarebbe finita nello stagno. Inquinandolo e mettendone a rischio l'ecosistema insieme agli sversamenti di fanghi provenienti - stando alle accuse - sempre dalla Fluorsid.

Il presidente del Consorzio è Emanuele Orsatti, pescatore e appassionato di arti marziali. Da anni sta tentando di modernizzare l'itticoltura nella laguna, convincendo i tanti abusivi ad associarsi alle cooperative. Un'opera paziente che sta dando i suoi frutti e che ora teme possa essere messa in pericolo. «Siamo molto preoccupati non solo per i rischi per l'ambiente ma anche per l'immagine del Consorzio - dice -, speriamo non ci siano ripercussioni per il nostro marchio che è sempre stato garanzia di prodotti sani e controllati. Qua lavorano 170 pescatori regolarmente assicurati, una fetta di economia importantissima». L'Assl controlla le acque degli impianti di coltivazione una volta alla settimana. Ma il Consorzio paga di tasca propria un laboratorio privato per ripetere le analisi ogni tre giorni. «È un modo per autotutelarci - spiega Orsatti -, sino a oggi non sono mai risultati valori fuori norma, neanche nelle analisi fatte dai carabinieri del Nas. Le cozze e le arselle prodotte qui sono sicure, questo ci teniamo a precisarlo. Noi siamo i primi che hanno a cuore la salute pubblica, lavoriamo con Legambiente e se ci accorgessimo che c'è qualcosa che non va saremo i primi a fermare la produzione».

Detto questo però Orsatti non nasconde la testa sotto la sabbia. «Negli anni abbiamo visto tante cose strane - racconta -, l'acqua di colori inimmaginabili, strani odori, incomprensibili morìe di pesci. Avevamo anche segnalato che dalla vecchia laveria di Assemini arrivava nello stagno del materiale sospetto. L'anno scorso poi le cozze non hanno maturato e non sappiamo perché. Ma sia chiaro che noi siamo le prime vittime di questa situazione. Siamo tutti preoccupati, vogliamo sapere cosa succede». Il suo vice Gianfranco Scano aggiunge: «Seguiremo da vicino l'inchiesta, siamo pronti a costituirci parte civile contro i responsabili, chiunque siano». Il messaggio è chiaro: i pescatori di Santa Gilla difenderanno la loro laguna. Sino all'ultimo.

Massimo Ledda

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