La sveglia suona alle 4 del mattino e fuori è ancora buio. Ho preparato tutto la sera prima, c'e solo da chiudere la valigia e preparare il bimbo, che continua a dormire mentre lo vesto.

Ci mettiamo in macchina per la prima parte del viaggio che, fra aereo e traghetto, ci porterà da Londra a Carloforte.

Poche ore di viaggio ma i cambiamenti sono enormi. Lo sbalzo di temperatura è sempre il più gradito. Le giacchine necessarie a Londra vengono immediatamente scartate appena si aprono le porte dell'aereo a Elmas e arriva la prima ondata di calore estivo.

Cambia la lingua. Ricordo al piccolino che qui si dice grazie e non thank you. Cambiano i soldi. Ecco il rituale durante il viaggio di rimpiazzare le sterline nel portafoglio con euro, soprattutto quel singolo euro necessario per il carrello per le valigie.

Cambia la luce. Gli occhiali da sole che a Londra fanno spesso da cerchietto decorativo, sotto il sole sardo diventano essenziali. Ma più di tutto, cambia la gente. Capelli e occhi più scuri. Lineamenti più classici. Sorrisi più aperti.

E cambiano le relazioni sociali. Il salto da una delle più grandi metropoli al mondo a un pittoresco paese sull'isola di un'isola non è solo una questione di bellezza geografica. Certo, fra i palazzi grigi di Londra e i colori accesi del lungomare di Carloforte c'è un mondo di differenza. E il Tamigi, che spesso sembra essere quasi nero sotto la pioggia, non può competere con le acque cristalline fra Carloforte e Portovesme.

Quelle acque che fanno sembrare la tratta sul traghetto (per coincidenza, ex traghetti britannici, come se avessero vinto una lotteria navale per essere trasferiti dai freddi mari del nord Europa alla Sardegna) più un piacevole giro in barca che un transito necessario.

Le differenze sono tante e ovvie. Meno ovvio è come il salto fra una metropoli di 9 milioni di persone a un paese di meno di 7000 residenti cambi totalmente la maniera di relazionarsi con il prossimo. A Londra si può essere invisibili. A volte può anche far comodo passare inosservati. Ma per chi non ci è abituato, non c'e niente di più bello che sentirsi parte di una comunità.

Dopo una vita che passo le estati a Carloforte, ogni uscita di casa diventa una piccola occasione sociale. Dalla prima spesa al supermercato dove ci si imbatte sempre in qualche vecchio amico al bancone della frutta, alla coda per il bancomat, in farmacia, al negozio per bambini per comprare l'ennesima macchinina, in edicola, al bar della spiaggia, alla gastronomia per il cous cous, dietro ogni angolo sembra esserci una faccia familiare, e il sorriso aperto di qualcuno che ti conosce. Per tutte le bellezza di Carloforte, è questa la mia parte preferita delle vacanze. E non la do mai per scontata.

Una volta camminando per Londra ho incontrato per caso un collega con cui avevo lavorato brevemente un paio di anni prima a New York. Eravamo tutti e due così sorpresi dall'esserci incontrati che siamo rimasti a parlare per mezz'ora anche se in effetti non ero neanche sicura se il suo nome fosse Paul o Phil. Ma tale era l'improbabilità del nostro incontro che lo dovevamo al destino di rendergli giustizia.

Fermarsi mezz'ora con ogni conoscente non sarebbe pratico a Carloforte, e c'è un protocollo che ho imparato negli anni. Il primo incontro della stagione merita un ciao/buongiorno con i conoscenti e almeno un paio di minuti di aggiornamento con gli amici. Dopo, un cenno e sorriso bastano. Le conversazioni cambiano con gli anni, come cambiamo noi. I vecchi amici li conosco da una vita. C'è chi ho incontrato sotto l'ombrellone a 16 anni sotto gli occhi vigilanti di mia madre. E la comitiva dei vent'anni quando si faceva l'alba e si tornava in paese per le paste con il Land Rover e la macchina dei pirati. Ora si parla dei figli, del lavoro, di relazioni sentimentali funzionanti e non, dei genitori ormai anziani.

Forse un giorno, quando gli anziani saremo noi, ci rincontreremo ancora per parlare dei vecchi tempi. Perché più passa il tempo, più sono importanti le persone che si ricordano di quando eravamo giovani, anche se ci vedevamo solo per un paio di settimane ogni estate. E in questo, più di tutto il resto, Carloforte vincerà sempre su Londra.

Barbara Serra

(Giornalista, conduttrice di Al Jazeera a Londra)
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