"Il fatto che la rotta per Lampedusa abbia 'qualche' difficoltà è marcatamente palese. La nostra preoccupazione è che chiudendo quella rotta si cerchi di arrivare in Sardegna, scegliendo questa alternativa perché meno 'esposta' mediaticamente. E più conveniente per gli immigrati perché così facendo evitano di stare per lungo tempo in Libia".

È l'allarme lanciato da Salvatore Deidda, segretario regionale del sindacato Siulp Polizia, dopo il caso della nave Sea Watch e dopo la vicenda della nave Alex e alla luce dei continui sbarchi sulle coste sarde.

L'ultimo dei quali ha visto arrivare nell'Isola anche due migranti che hanno riferito di provenire proprio dalla Libia.

In totale, dall'inizio dell'anno sono stati oltre 200 gli arrivi di barchini in Sardegna, nella quasi totalità dei casi provenienti dall'Algeria.

"Ma ormai i libici - prosegue Deidda - hanno capito che il fronte della rotta per Lampedusa non è più sicuro e allora attraversano prima la Tunisia e poi raggiungono il porto algerino con più possibilità di arrivare in Sardegna e quindi in Italia. A Cagliari - avvisa dunque il segretario del Siulp - avremo quindi un incremento di immigrati con più lavoro per le forze dell'ordine a cui corrisponde un decremento di personale e ci sarà più lavoro sul fronte immigrazione, ma con meno risonanza mediatica".

Poi la chiosa: "La Sardegna, però, non fa notizia come la Sicilia".

IL SAP - Una presa di posizione simile è arrivata anche da un altro sindacato delle forze dell'ordine, il Sap.

"Mentre le questioni degli sbarchi a Lampedusa riempiono le prime pagine dei giornali, nel silenzio più assoluto la Sardegna continua ad essere costa di arrivo per centinaia di clandestini", dice Luca Agati, segretario provinciale di Cagliari.

"Dopo anni di denunce - aggiunge - sulle condizioni a dir poco assurde circa la gestione dell'immigrazione in Sardegna, rimaniamo

sconvolti dal fatto che benché si siano susseguiti a Cagliari ben tre prefetti, ancora tutto è uguale a prima".

"Le condizioni favorevoli di mare permettono ai clandestini di approdare in tutta libertà a dieci unità alla volta - prosegue Agati -

attivando puntualmente la macchina dell'accoglienza con costi esagerati in termini economici e organizzativi, ogni sbarco decine di

poliziotti vengono distolti dai servizi ordinari per gestire le incombenze legate agli stranieri appena giunti".

E ancora: "Dal 2015 aspettiamo l'apertura del centro per le espulsioni dirette a Macomer e come ogni estate si prospetta l'apertura per il prossimo autunno".

Per questo, conclude il segretario provinciale - chiediamo un interessamento politico efficace e definitivo, perché questa presa in giro deve finire una volta per tutte".

UGO CAPPELLACCI - È intervenuto anche l'ex governatore, deputato di Forza Italia: "Non ci sono solo la Sea Watch e le navi delle ong, la rotta Algeria-Sardegna è ancora operativa. Occorre intervenire subito per bloccare un fenomeno che, secondo quanto confermato anche da Frontex, rappresenta un pericolo per la sicurezza nazionale". E ancora: "È preoccupante che al fenomeno in atto si aggiungano gli arrivi di persone che dichiarano di provenire dalla Libia. Quasi un anno fa il governo aveva assunto impegni ben precisi, ora chiediamo di bloccare un flusso che non ha nulla a che fare con l'accoglienza umanitaria e che alimenta il traffico di esseri umani e il business della malavita".

(Unioneonline/l.f.)
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