Una guerra senza confini, come si conviene agli affari sui rifiuti. Tutti contro tutti. In mezzo c'è la Sardegna, terra trasformata in discarica pugliese, meta privilegiata per un anno intero dei più nauseabondi fanghi fognari del tacco d'Italia. In ballo ci sono i reflui dell'intera Puglia, trasformati in fango e poi spediti, senza colpo ferire, prima in Planargia, la terra della Malvasia, e poi al nord dell'Isola, nella piana di Porto Torres, tra le più inquinate della Sardegna e non solo. Il Consiglio di Stato ha fissato la data per la resa dei conti finale tra i contendenti. Il 22 dicembre prossimo l'udienza a Palazzo Spada a Roma per mettere la parola fine a questo via vai di fanghi dalla Puglia verso la Sardegna.

Affare milionario

Un affare milionario nelle mani di pochi eletti che difendono a testa bassa l'incarico affidatogli dall'Acquedotto Pugliese, il dominus dell'intera gestione regionale dei fanghi di Bari e dintorni. La contesa non ammette galateo. La rivolta dei cittadini di Magomadas, devastati da una puzza nefasta che entra nelle case del paese, scoperchia l'affare. Prima l'Arpas, l'agenzia regionale per la protezione ambientale, mette nero su bianco una caterva di violazioni, poi la Procura di Oristano sequestra l'impianto. Fine della puzza, fermata sine die la carovana di camion da Cagliari al piccolo paese della Planargia. La Provincia di Sassari scopre che il traffico si sposta nella discarica della Siged, ai confini di Porto Torres. Scatta prima la diffida, poi le sanzioni e, infine, la chiusura per aver superato abbondantemente i limiti di capienza autorizzati. Nonostante tutto questo l'Acquedotto Pugliese, produttore di una valanga di fanghi fognari senza fissa dimora, avvia la procedura per una gara d'appalto, con le sembianze di accordo quadro. Affare da oltre 30 milioni di euro in sei mesi. Un business fognario di dimensioni ciclopiche se si pensa che potrà essere prorogato per una cifra analoga per altri 182 giorni. La più agguerrita è la Emmegi Ecologia, società di Bari, che aveva già gestito, sempre da intermediaria, la prima fase dell'operazione "fanghi fognari in Sardegna". Vince con un ribasso d'asta del 20,687%. E si aggiudica il quantitativo massimo consentito, una montagna da 50mila tonnellate di fanghi e puzza.

Destinazione Sardegna

Tutti da portare nell'Isola attraverso la Domus srl, la società di proprietà della famiglia Patteri, dislocata nel cuore di Sassari. Tra le carte che presentano per la partecipazione alla gara ci sono anche le dichiarazioni con le quali affermano di disporre degli impianti di Magomadas e della discarica di Barrabò, all'estrema periferia di Porto Torres. Nel frattempo la Procura di Oristano appone i sigilli all'impianto della Planargia. A mettere fuori uso la discarica di Sassari ci pensa la pubblicazione dei documenti di gara nell'ambito dell'inchiesta del nostro giornale sulla vicenda. Il Consorzio provinciale di Sassari replica mettendo nero su bianco la smentita di quelle comunicazioni fatte da Domus in sede di gara: non abbiamo mai firmato contratti per ricevere rifiuti da fuori Sardegna e non è un'ipotesi contemplata dalle nostre autorizzazioni. Il Tar Puglia non lascia margini: la Emmegi Ecologia, società intermediaria che voleva portare i fanghi fognari in Sardegna, è esclusa. L'Acquedotto Pugliese decide di impugnare quella sentenza al Consiglio di Stato nonostante la decisione si fosse limitata ad escludere quel concorrente.

Ostilità fognarie

È qui che si scatena la guerra. Il contenzioso mette l'una contro l'altra ben sette società, ognuna in difesa del proprio agognato carico fognario. I ricorsi in appello si inseguono. La compagine sardo-pugliese punta tutto sul fatto che la destinazione dei fanghi poteva essere decisa in fase di esecuzione dell'appalto, ma non disdegna di ribadire: l'assenza di contratti per i rifiuti provenienti dalla Penisola «non è affatto di ostacolo ai futuri conferimenti». Come per dire, la Sardegna resta la destinazione principale. Peccato che tutte le altre società non si lascino intenerire: l'esclusione di Emmegi deve avvenire per «l'assoluta falsità di quanto certificato in gara». Con un'accusa esplicita alla gestione della partita: «La palese falsità di quanto dichiarato in sede di partecipazione dalla Emmegi Ecologia avrebbe dovuto comportarne l'immediata esclusione dalla gara». Il 22 dicembre prossimo la resa dei conti finale e la sentenza.

Mauro Pili
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