Cresce la preoccupazione per i fenomeni di violenza tra i giovani in Sardegna. A lanciare l’allarme è la Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Puligheddu, che chiede un intervento urgente e coordinato tra istituzioni, sanità, scuola e famiglie.

Secondo la Garante, il disagio giovanile che si manifesta in episodi di aggressività e devianza è sempre più legato a spaccio e abuso di alcol, ma le risposte messe in campo finora risultano frammentarie.

«Le azioni di contrasto ci sono – ha spiegato Puligheddu – ma esistono buchi neri nel sistema. Manca una sinergia, gli interventi sono tardivi e spesso isolati, privi di un piano strategico realmente efficace».

Puligheddu propone una “strategia multi-livello” che combini sicurezza, rigenerazione sociale, prevenzione sanitaria e sostegno genitoriale. Non basta, avverte, intervenire con misure repressive: «Serve un lavoro comune, una rete che unisca prevenzione, educazione e formazione. La responsabilità è di tutti, nessuno escluso».

Dopo i recenti episodi di cronaca che hanno coinvolto adolescenti del capoluogo, la Garante evidenzia anche gravi carenze nel sistema sanitario e nei servizi di supporto psicologico.

«La mancanza cronica di neuropsichiatri infantili e la scarsità di centri territoriali per la prevenzione della salute mentale – scrive – determinano ritardi inaccettabili nelle diagnosi di disturbi come autismo e depressione».

Ritardi che, sottolinea Puligheddu, compromettono l’intercettazione precoce dei disagi e possono sfociare in forme di isolamento sociale come l’hikikomori o in episodi di violenza.

«Non possiamo permetterci di lasciare soli i ragazzi – conclude la Garante –. Solo unendo le forze, attraverso una visione condivisa e interventi coordinati, sarà possibile arginare il malessere che sta attraversando le nuove generazioni».

(Unioneonline/Fr.Me.)

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