Folla dentro e fuori la chiesa di Sant'Eulalia stamane per il funerale di Remesha Martin King, il 31enne del Burundi morto all’ospedale Brotzu dopo essere stato colpito alla testa da un bus del Ctm all'alba di sabato.

In tantissimi non sono voluti mancare per l'ultimo saluto al "Capitano", così era scherzosamente chiamato dai moltissimi che lo conoscevano. C'erano i suoi amici, i colleghi del bar di piazza Yenne dove lavorava, ma anche ex colleghi, e coloro che lo hanno conosciuto nell'oratorio di Sant'Eulalia e alla Caritas, con la quale collaborava.

Composto il dolore della mamma Prisca, della sorella Angela e dell'amica Sara, anche lei in prima fila in chiesa. E la mamma, dal pulpito dell'altare, ha detto poche ma significanti parole: “Ho perso mio figlio, ma sento la vicinanza di Cagliari. Questo mi fa andare avanti, lui non vorrebbe vederci piangere”.

Toccante anche l'omelia di don Marco Lai, parroco della chiesa di Sant'Eulalia e direttore della Caritas di Cagliari, che lo conosceva molto bene: “Martin ha vissuto il mondo, i giovani e la giovinezza. Aveva una tenerezza straordinaria e aiutava sempre i più bisognosi. Ci lascia in eredità l'amore per la vita e per il prossimo da qualunque parte del mondo provenga”. 

Anche il sindaco Paolo Truzzu era presente alla cerimonia funebre, ma per rispetto nei confronti dei famigliari ha preferito restare in silenzio. Un gruppo di amici e colleghi non è riuscito a trattenere le lacrime quando dal pulpito dell'altare ha ricordato i più bei momenti vissuti con lui. Un lungo, scrosciante applauso ha accompagnato la bara all'uscita dalla chiesa. “Ciao Martin”, hanno gridato in tanti mentre il carro funebre partiva lentamente in direzione del cimitero.

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