Le visite ai degenti degli ospedali San Michele, Businco e Microcitemico di Cagliari sono vietate da un provvedimento emesso dalla direzione generale dell’Arnas, l’Azienda di Rilievo Nazionale e Alta Specializzazione. Una situazione di disagio che ha spinto Carla Cuccu, consigliera regionale del Gruppo Misto, a presentare insieme ai colleghi Roberto Caredda e Giovanni Antonio Satta un’interrogazione urgente all’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu.

"Di fatto - spiega Cuccu - i vertici Arnas richiudono gli ospedali, impedendo le visite anche ai parenti con Green pass, con terza dose, con tampone molecolare negativo, in possesso, insomma, di tutti quei requisiti introdotti dalle disposizioni nazionali e adottati per 'normalizzare' la vita dei cittadini, destinati a convivere con un virus che, dicono gli esperti, sarà endemico. In questi anni e nelle diverse 'ondate' del Covid e delle sue varianti - prosegue la segretaria della commissione Sanità del Consiglio regionale -, si è cercato giustamente di preservare gli ospedali che, anche quando il quadro epidemiologico nell'Isola mostrava segnali di arretramento del virus, hanno mantenuto le restrizioni legate agli accessi dei parenti dei degenti, persino in nosocomi come l'ospedale Oncologico e pure per pazienti anziani o non autosufficienti, bisognosi di una presenza familiare e affettiva, sia come supporto psicologico che fisico. Ora, però, c'è addirittura una stretta ulteriore rispetto a quanto stabilito mesi fa, quando anche l'Arnas ha previsto che le visite ai pazienti ricoverati fossero consentite a un solo visitatore al giorno, per un massimo di 15 minuti e in possesso di Green pass o tampone molecolare". Provvedimento che, ribadiscono Cuccu, Caredda e Satta, “deve essere "ritirato immediatamente”.

Nel chiamare in causa l’assessore, si chiede tra l’altro se non ritenga “incomprensibile che simili disposizioni siano assunte nel momento in cui, secondo gli esperti, si è raggiunto il plateau dei contagi e si attende, dai primi di febbraio, l'inizio della fase discendente dell'ondata pandemica. Si possono e si devono individuare percorsi che valgano per tutte le aziende del Servizio Sanitario regionale, che regolamentino le visite dei parenti (almeno uno per paziente) nella massima sicurezza per gli stessi familiari, per il personale dei nosocomi e per quello dei reparti, partendo dalla verifica dei requisiti previsti dalle disposizioni nazionali. Chiudere tutto e penalizzare, ancora una volta, i pazienti - conclude Cuccu - è molto semplice, ma non può essere la sola risposta delle Istituzioni di fronte al diritto delle persone fragili di avere vicino i propri cari nei momenti più difficili, spesso gli ultimi, della propria vita".

(Unioneonline/s.s.)

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