«Gaza merita di essere rasa al suolo come i sovietici fecero con la Berlino di Hitler». Sono pesanti le dichiarazioni pubblicate sui social dal cagliaritano Mario Carboni, presidente dell’associazione Chenabura – Sardos Pro Israele, scritte nel rilanciare un post del docente ebraico Natan Cohen che chiede la liberazione dei giovani ostaggi israeliani nelle mani di Hamas dal giorno dell’attacco terroristico del 7 ottobre. 

Il post di Mario Carboni
Il post di Mario Carboni
Il post di Mario Carboni

«Nulla può giustificare il rapimento di bambini e ragazzetti e adolescenti come fatto dai tagliagole di Hamas il 7 ottobre, che hanno rapito anche cadaveri di assassinati a scopo di riscatto», sostiene Carboni. Che non se la prende solo con i terroristi, ma con tutti i palestinesi:  «La popolazione di Gaza è stata complice attiva e lo è ancora e continua a coprire i combattenti di Hamas», sostiene, «e probabilmente custodisce molti prigionieri nelle loro case o fungono da vivandieri. Certamente non parlano e non lo fanno per paura ma perché sono solidali col pensiero e azione antisemita di Hamas: non solo per 20 anni d’indottrinamento, ma perché sono islamisti sino al midollo». Sembra emergere un sillogismo, per Carboni: palestinese uguale terrorista. 

Un ferito in un attacco israeliano a Gaza (Ansa)
Un ferito in un attacco israeliano a Gaza (Ansa)
Un ferito in un attacco israeliano a Gaza

«Sino a quando non libereranno prima di tutto questi bambini e si arrenderanno», prosegue il presidente di Sardos Pro Israele, «Gaza merita di essere rasa al suolo come i sovietici fecero con la Berlino di Hitler, rendendo possibile una ricostruzione e una auspicabile riorganizzazione amministrativa e sociale».

A fare da contraltare a queste dichiarazioni c’è l’avvocato Giulia Lai, attivista pro Palestina: «Carboni,  tramite la sua associazione, ha ricevuto centinaia di migliaia di euro dalla Regione Sardegna», attacca, «Noi abbiamo finanziato con i nostri soldi un violento, sionista, complice del genocidio a Gaza».

Prosegue Lai: «Pretendo che renda immediatamente pubblici i bilanci dell’associazione, voglio sapere dove sono andati a finire anche i miei soldi. Spero che questo nuovo governo Regionale si adoperi affinché questa associazione non riceva nemmeno più una lira, almeno fino a quando non chiederà scusa pubblicamente».

Enrico Fresu 

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