C’è una persona in stato di fermo per l'incendio scoppiato questa mattina all'interno dello stabile del demanio regionale occupato abusivamente dai migranti in via Riva di Ponente, a Cagliari: è stato un senegalese di 42 anni, arrivato da poco in città, ad appiccare il fuoco dopo una lite.  E si registra  anche una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale: uno straniero ha cercato di colpire un carabiniere durante le operazioni di identificazione. 

Intanto questa mattina  è stata convocata con urgenza una riunione del comitato per la sicurezza pubblica, in Prefettura.

Intorno al tavolo rappresentanti di tutte le forze dell’ordine, vigili del fuoco, Comune (il vicesindaco Giorgio Angius, il primo cittadino Paolo Truzzu è impegnato in una riunione dell’Anci a Roma) e, soprattutto, Regione: è di sua proprietà l’immobile che è stato avvolto dalle fiamme a seguito di una lite tra alcuni degli occupanti.

Da decenni quello stabile è diventato rifugio per senzatetto e sbandati, molti dei quali stranieri: nonostante numerosi episodi di microcriminalità, non è mai scattato lo sgombero. Nella notte erano più di una quarantina. Il fuoco di oggi potrebbe innescare le reazioni delle istituzioni. 

«Le istituzioni e le autorità competenti sono già in contatto e al lavoro perché si riporti la situazione a uno stato di piena legalità», assicura l’assessore agli Enti locali, Aldo Salaris. 

«Come proprietaria del bene oggetto dell’incendio, la Regione di concerto con le autorità competenti si è attivata fin da subito per riportare la situazione a uno stato di piena legalità. In questo senso, non appena terminerà il lavoro dei Vigili del Fuoco procederemo con la chiusura definitiva dello stabile,, in maniera tale da scongiurare il rischio di nuova occupazione, anche in considerazioni delle condizioni dello stabile stesso, quindi dello stato di pericolo della struttura».

Sulla vicenda interviene anche il presidente di Anas (Associazione nazionale di azione sociale) Claudio Cugusi, che con le sue ambulanze è intervenuto un giorno sì e l’altro pure nel tugurio occupato: quello di oggi, dice  «è l’ennesimo episodio di pericoloso degrado in quella topaia che viene definita dai giornali Hotel Disperazione, e ripropone ancora una volta il tema che questa rete sociale ha più volte denunciato, inascoltata.
Lì vivono in condizioni disumane decine di giovani africani privi di permesso di soggiorno e in condizione di clandestinità».

La conseguenza: risse e spaccio, da piazza del Carmine alla Marina. «Non si capisce», conclude il presidente di Anas, «perché le Istituzioni, tutte, non provvedano, stante l’evidente inagibilità dell’immobile, a ordinare lo sgombero immediato e la bonifica, individuando al tempo stesso un alloggio per queste persone disgraziate».    

Enrico Fresu 

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