Al Brotzu monta la protesta, i medici si preparano a proclamare lo sciopero. I medici dell’Arnas sono i meno pagati della Sardegna, la Regione aveva stanziato 10 milioni di euro per la perequazione delle retribuzioni rispetto alle Asl, ma nulla è stato fatto. 

La segreteria aziendale Cimo, in una nota «esprime forte preoccupazione e disagio per il mancato avvio della contrattazione aziendale decentrata e per la mancata soluzione del problema della disparità salariale con le altre aziende regionali. Tra i temi che suscitano maggiore preoccupazione vi è l’esiguità dei fondi aziendali della Dirigenza sanitaria, a causa della quale il salario di risultato dei dipendenti del Brotzu è pari a circa un decimo dei colleghi di altre Aziende. Si chiede, pertanto, un impegno concreto del mondo politico e dell’assessorato alla Sanità – sottolinea il sindacato dei camici bianchi –  affinché trovi applicazione l’articolo 5 della legge regionale 1/2023 che stanziava le risorse per la soluzione del problema».

In conseguenza delle mancate risposte fin qui avute, «la Cimo dichiara lo stato di agitazione e si riserva di intraprendere tutte le iniziative volte a proclamare una giornata di sciopero. La sanità, finita la fase degli angeli e degli eroi, deve tornare ad essere centrale nell’agenda di governo regionale»,  conclude il comunicato.

Interviene il capogruppo dei Progressisti in Consiglio regionale Francesco Agus. «Ieri i dirigenti medici dell'azienda Brotzu hanno ricevuto, peraltro in ritardo rispetto alle scadenze, il salario accessorio. La cifra pro capite è di circa 8000 euro inferiore ai colleghi di altre aziende regionali. Pesa in questo, senza dubbio, l'inerzia e la poca chiarezza nei conti dimostrata dall'azienda in questi anni. Ritengo sia necessaria un'azione immediata da parte dell'Assessorato regionale. Per verificare i bilanci e i fondi dell'Arnas e per applicare una volta per tutte la legge regionale. Nel 2023 in finanziaria, pur con un governo regionale di un altro colore politico, fu meritoriamente accolta una nostra proposta: uno stanziamento di dieci milioni per rendere uniformi le retribuzioni nelle diverse aziende livellandole, come è giusto che sia, verso l'alto. A distanza di quasi due anni, nonostante il governo abbia rinunciato all'impugnazione di quell'articolo e altre regioni a statuto speciale abbiano messo in atto decisioni simili, nonostante la corte costituzionale con la sentenza n.124 abbia chiarito la legittimità di tale azione, la legge in questione è ancora colpevolmente disapplicata. Non è accettabile».

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