«Businco: stop al progetto sulle sale operatorie e al trasferimento dei reparti»
L’appello di numerose associazioni di malati: per chi aspira a cure mediche di qualità si profila un lungo periodo di emigrazione sanitariaPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
«Chiediamo l’immediato congelamento del progetto sul rifacimento delle sale operatorie del Businco». È una lunga nota quella firmata da associazioni importanti che rappresentano molti malati oncologici e non solo – Socialismo Diritti Riforme Odv, Fidapa Cagliari, Komunque Donne, Lilt, Cittadinanzattiva, Maipiusole contro il tumore, Salute donna, Sinergia femminile, Garante metropolitano delle persone private della libertà – che sulla questione hanno incontrato il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini e stanno pensando a una manifestazione pubblica e a un’informativa alla Procura della Repubblica.
«Il “Businco” ha una storia di avanguardia nella senologia, nella ginecologia e nella terapia del dolore. Non può essere sacrificata per scopi non del tutto chiari. Riteniamo che le decisioni dell’Arnas Brotzu non possano essere unilaterali. Chiediamo il congelamento del progetto», sottolineano. «Sosteniamo la necessità che venga promossa una conferenza regionale con sanitari e pazienti affinché venga riconosciuta e riaffermata l’autorevolezza dell’Ospedale in crisi a causa di scelte sciagurate delle Direzioni che hanno favorito la fuga di molti specialisti e la sanità privata».
L’annunciata chiusura delle sale operatorie, «per una pur necessaria ristrutturazione, non può essere fatta trascurando la realtà. Le pazienti non sono disposte per i prossimi 2/3 anni a vivere nell’incertezza e ad accettare un piano che più che riorganizzare e ammodernare il Businco sembra preludere alla sua definitiva chiusura. Per chi aspira a cure mediche di qualità si profila un lungo periodo di emigrazione sanitaria e chi non ha i mezzi per affrontare le spese dovrà rassegnarsi al peggio».
Il trasferimento della Chirurgia Toracica, di quella Ginecologica e, di fatto, la cancellazione della Sala operatoria destinata alla Terapia del dolore – proseguono – comprometteranno il sistema delle cure dell’ospedale, considerato un presidio insostituibile. La situazione del Brotzu inoltre non sembra offrire tutte quelle garanzie che possano rassicurare le pazienti. Non possiamo dimenticare il grave episodio del black out che ha determinato un’emergenza di cui non si conoscono neppure le gravissime conseguenze. Abbiamo appreso notizie sconfortanti di pazienti trasferite da un Presidio all’altro come pacchi postali, costringendole ancora una volta a subire gravi disagi e a vedere, in buona parte tramontato, il loro progetto di vita».