Il suo slogan più riuscito: «Gli aeroporti non si devono vendere, semmai si comprano». Parole ripetute fino alla nausea da quando F2i, il fondo d’investimento che negli ultimi anni ha comprato gli scali di Alghero e Olbia, punta dritto su Cagliari. «Lo dico dal 2015», ricorda Alberto Bertolotti, imprenditore turistico (ha uno stabilimento balneare a Chia) e presidente di Confcommercio Sud Sardegna, «ma vedo che ora finalmente qualche coscienza si è smossa».

C’è in corso uno scontro per il controllo dei cieli sardi. Perché?

«F2i sta facendo il suo mestiere: cercare di gestire beni patrimoniali che siano in grado di produrre utili agli azionisti. Il motivo di tanto interesse è semplice: secondo le stime di Iata, Enac, Boeing e Airbus, nel 2030 il traffico aereo italiano potrebbe quasi raddoppiare, arrivando a 340 milioni di passeggeri all’anno. Seguendo queste stime, Cagliari può raggiungere i 10 milioni di passeggeri, raddoppiando ricavi. Ecco perché c’è tanto interesse».

Il fondo d’investimento già controlla gli scali di Alghero e Olbia.

«Se completasse il suo piano, a quel punto potrebbe fare un salto molto semplice: mettere le mani sull’intera industria turistica sarda».

Come?

«Attraverso gli aeroporti si può condizionare l’andamento dell’economia, con la contrazione o l’espansione dei collegamenti. Faccio un esempio banale: al fondo basterebbe ridurre il traffico aereo per un paio d’anni per mettere in ginocchio hotel, ristoranti, stabilimenti balneari. Poi, dopo il disastro, potrebbe fare tranquillamente shopping, comprando catene alberghiere e altre aziende».

L’intervista completa sull’Unione Sarda in edicola 

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