Come se volessero conficcare pozzi petroliferi in mezzo agli atolli delle Maldive o nelle acque cristalline delle Seychelles Island. Devastare la Costa Smeralda con centinaia di ciclopiche pale eoliche da piazzare in mezzo al mare turchese è come scambiare il paradiso della Sardegna con la più gretta costa industriale dei mari del nord Europa. Eppure l’assalto è violento, coordinato e ad alti livelli. Poco importa se stiamo parlando di uno dei luoghi più celebrati dal jet set mondiale, uno dei biglietti da visita turistico ambientali più imponenti dell’Isola. Stamane la Capitaneria di Porto di Olbia aprirà lo scrigno sull’ultimo assalto annunciato ieri dalla nostra inchiesta sull’invasione eolica della Costa Smeralda.

L’assalto a Porto Cervo

Carte ancora secretate, per un progetto di cui, però, abbiamo già anticipato i dati essenziali, a partire da quelle 210 pale eoliche da piazzare nel mare davanti a Loiri Porto San Paolo, Olbia, Golfo Aranci, Arzachena, Palau e La Maddalena. Un numero di pale eoliche che non ha precedenti nei progetti presentati sia in Italia che in Europa, tutto questo a significare che a questi signori interessano solo le raffiche di maestrale censite dall’atlante eolico che segnala quell’area come una delle più prolifiche. Se si sommano i due progetti, quello di “Tibula Energia”, da Siniscola a Posada, passando per Budoni, sino ad Olbia, con quello di Zeffiro Wind, nel cuore della Costa Smeralda, le pale eoliche sfiorano la soglia delle trecento pale. Per adesso il pallottoliere si ferma a 275 pale da quasi trecento metri d’altezza ognuna, come un grattacielo da 90 piani.

Il vento di Garibaldi

L’assedio, però, non sarebbe finito: secondo fonti autorevoli alla Capitaneria di Porto di Olbia sarebbe stato presentato proprio in queste ultime ore un ennesimo progetto di invasione eolica. I dettagli di questo nuovo assalto sono ancora frammentari, ma si sa che questa volta ruoterebbe intorno all’Isola di Caprera. Per i signori del vento manco un minimo di rispetto per l’Eroe dei Due mondi, quel Giuseppe Garibaldi che scelse quell’eremo di pace come sua ultima dimora. Ad avanzare il nuovo scacco matto al mare di Sardegna sarebbe una società della quale ci siamo già occupati due anni fa: la “Nurex Wind Power”. I soci a mezzadria sarebbero altre due società, la “Nicetechnology S.r.l.” e la “7 Seas Wind Power S.r.l”, due satelliti che ruotano intorno a Giuseppe Gino Carnevale che del vento in mare sostiene di essere il “primo” addomesticatore. I capitali versati sono da chioschetto di cocco in spiaggia: 5 mila euro per ognuna delle due azioniste. In realtà, però, Carnevale è considerato a tutti gli effetti il più attivo intercettatore di affari eolici. Dietro di lui, ovviamente, si celano società pronte ad entrare in campo qualora questi agguati nel mare sardo avessero un minimo spiraglio di concretizzarsi.

La coppia eolica

Anche “Nurax Wind Power”, ovviamente, non ha niente da spartire con la Sardegna, se non il nome usurpato alla civiltà più antica. Certamente la società è legata a filo doppio con quella che ha presentato il progetto di assalto davanti all’Isola di Carloforte, tra Porto Flavia, Masua e Portoscuso. Dietro questo ennesimo assalto al nord Sardegna, dopo i sette messi in campo nei mari del sud dell’Isola, c’è un intreccio fitto di scatole cinesi tutte legate a Giuseppe Gino Carnevale e a Luigi Severini, l'ingegnere-immagine della cordata. Sono loro che hanno piantato la prima pala eolica in mare italiano, in quel tratto di costa devastato di Taranto, in Puglia. I due si incrociano ovunque, compresa l’insignificante “srl” che avrebbe azzardato la presentazione del progetto eolico davanti alla dimora di Garibaldi. Con loro nella compagine azionaria c’è anche Mr. Botha Theo Nicholas, cittadinanza britannica ma con il domicilio addirittura a Auckland, in Nuova Zelanda.

Dietro le pale

Oggi, intanto, si scopriranno le carte del progetto "Zefiro Wind” presentato nel cuore del paradiso turistico inventato sessant’anni fa dal Principe Aga Khan Karim. A presentarlo è “Stantec S.p.A.”, una compagine straniera con imponenti legami con le alte sfere energetiche italiane, a partire dai due colossi di Stato, l’Enel e l’Eni. Nel sottobosco energetico si sa che da qualche mese c’è un vero e proprio gruppo di lavoro con il preciso intento di pianificare la scalata agli incentivi dell’eolico, a partire dall’offshore.

La tavola rotonda

Di questa elitaria “tavola rotonda” fanno parte una decina di grandi società tra cui proprio Eni ed Enel. A coordinare il tavolo è guarda caso “Stantec”, la società dei colossi dell’energia, quelli che ora vorrebbero riciclarsi con pale eoliche in mare e incentivi miliardari. La società registrata nel quartier generale di Segrate, a Milano, ma governata dagli azionisti tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti, non si è limitata, però, al ruolo di suggeritrice d’affari in mare aperto. Secondo i documenti in nostro possesso “Stantec” avrebbe in essere un contratto siglato nel 2019 direttamente con Enel Green Power per la «predisposizione di studi di fattibilità, progettazione e “permitting” sul territorio italiano per la realizzazione di nuovi impianti alimentati a fonti rinnovabili». È quel termine inglese, “permitting”, ovvero occuparsi dei permessi, a destare più di un sospetto. Ed è sempre l’Enel Green Power a siglare nel 2021 un nuovo accordo con Stantec per la predisposizione di studi di impatto ambientale legati alla realizzazione di impianti rinnovabili in Italia. L’obiettivo delle major energetiche è da sempre quello di far esporre società di servizi per evitare di assumersi l’onere delle contestazioni sui progetti presentati.

In Sardegna niente

Unico dato certo è che tutti questi parchi eolici a mare, e non solo, destinati a devastare irrimediabilmente il paradiso della Costa Smeralda, non avranno alcuna utilità per la Sardegna e per i Sardi. Attraverso il nuovo cavo che Terna vorrebbe realizzare, il Tyrrhenian Link, quell’energia sarà interamente convogliata verso la Sicilia, la Campania e il resto d’Italia. Nell’Isola non resterà niente, avendo installata molta più energia di quella che consuma. Il paesaggio, però, quello esclusivo che ha fatto scoprire la Sardegna nel mondo, sarà irrimediabilmente ferito. Resteranno pale eoliche ovunque, persino nelle acque turchesi della Costa Smeralda.

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