«Alla fine, come sempre, a pagare saranno i cittadini». È questo il leitmotive che riecheggia dai 377 Comuni della Sardegna. Soprattutto nelle zone interne ci sono sindaci costretti a contare i centesimi per garantire i servizi essenziali. Colpa di un combinato disposto tra la Regione, che non adegua il fondo unico, e lo Stato, che taglia i finanziamenti senza sconti. Si parla di 48,2 milioni in meno, spalmati tra il 2025 e il 2029, da Roma.

Di qualcosa come 150 milioni dal 2010 per ogni anno fino a oggi dal fondo unico della Regione: «Parliamo di 2,3 miliardi, che ci guardiamo bene dal richiedere tutti assieme, ma un segnale sarebbe gradito». Francesco Spanedda, assessore alle Finanze e agli Enti locali, non si tira indietro: «Il Governo non può ridurre ulteriormente il trasferimento erariale a favore dei Comuni della Sardegna», spiega, «già penalizzati da un sistema che si regge nella sostanza sulle risorse messe in campo dalla Regione». Quanto al resto si vedrà.

Tutti i dettagli nell’articolo di Lorenzo Piras su L’Unione Sarda, in edicola e nell’edizione online.

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