«Dopo che l'atto di fusione sarà trascritto nel registro delle imprese non si potrà più far nulla», avverte Gabriele Racugno, avvocato e professore di diritto commerciale, tra i massimi esperti delle operazioni societarie in Sardegna.

Si sono ormai ristretti gli spiragli per fermare le nozze tra gli aeroporti di Olbia e Alghero, ma per la Regione – azionista di minoranza – c'è ancora qualche possibilità.

Il 29 maggio ci saranno le assemblee straordinarie di Geasar e Sogeaal, intenzionate ad andare fino in fondo nonostante i vari altolà raccolti durante il percorso: il primo è quello dell'amministrazione regionale, contraria a un matrimonio che annacquerebbe la sua partecipazione nell'azionariato degli scali, riducendo al minimo i poteri di indirizzo. Poi quello dell'Enac, che ha ritirato il proprio parere (inizialmente positivo) sulla fusione e ha annunciato «ulteriori approfondimenti», soprattutto dopo che sono esplose le prime opposizioni – e polemiche – sul territorio.

Il cuore della vicenda è quello che gli addetti ai lavori chiamano «rapporto di cambio». Nelle fusioni tra società, non è altro che il valore attribuito alle quote azionarie delle aziende, dopo averle confrontate. Un passaggio fondamentale che potrebbe riscrivere gli equilibri del settore aeroportuale sardo.

CONTINUITÀ - Le rotte della continuità territoriale – cioè i collegamenti tra l'Isola e gli scali di Fiumicino e Linate – perdono passeggeri. Mai vista una flessione simile: rispetto al 2019, l'anno che solitamente viene preso in esame per fare i confronti (l'ultimo prima dell'apocalisse Covid) il traffico dei viaggiatori delle tratte tra la Sardegna e Roma è diminuito nel 2022 del 30%, mentre quelle verso Milano del 28%. Solo nell'aeroporto di Cagliari, l'unico di cui si hanno i dati relativi ai singoli voli, si sono persi per strada 445mila passeggeri. Ma la flessione è generalizzata. Ed è probabile che il conto salva ad almeno 600mila passeggeri quando si aggiungeranno le statistiche di Olbia e Alghero.

Nel 2023 non andrà molto meglio. Anche perché lo schema utilizzato per regolare la continuità territoriale è sempre lo stesso. Meno collegamenti con i due maggiori scali italiani e prezzi fuori controllo per i non residenti. Un viaggio, tra andata e ritorno, può costare fino a 600 euro.

Michele Ruffi

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