Aerei, continuità territoriale & soldi regalati
Il disastro dei collegamenti tra la Sardegna e il Continente. Tra responsabilità di ieri e di oggi viaggiare è impossibilePer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Basta farsi una domanda e darsi una risposta. Per quale motivo una compagnia aerea, decollata nei cieli italiani da appena due anni, rinuncia all’85% dei soldi che la Regione sarda le voleva “regalare” per collegare in regime di continuità territoriale Cagliari con Roma e viceversa? Semplice, guadagna moltissimo anche senza quei soldi e preferisce vincere a mani basse una gara d’appalto concepita con un solo intento: regalare soldi alle compagnie aeree di Stato. Non ci vuole molto per capirlo: basta guardare gli esiti dell’ultima “corsa” alla continuità territoriale da e per la Sardegna per scoprire che anche l’ultimo bando messo in campo da questa Giunta regionale, alla pari di quello deciso dalla precedente, era non solo un pasticcio in termini di servizi, ma un vero e proprio regalo in grande stile ai monopolisti dei cieli.
Ricatto a caro prezzo
Soldi stanziati per una regola non scritta secondo la quale la continuità territoriale deve essere pagata a caro prezzo alle compagnie aeree, meglio se quelle di Stato, che da sempre hanno messo sotto ricatto la Sardegna, i sardi, i turisti e l’economia di un’intera Isola. Da tempo in Viale Trento, da quando nel 2021 è stata improvvidamente accantonata la mai contestata tariffa unica per “residenti” e “non residenti”, si persegue una logica di compensazioni economiche “folli” in cambio di un servizio pessimo, in termini di qualità e quantità di prestazioni, con un ricatto perenne delle compagnie aeree nelle stagioni calde, con turisti costretti al salasso per raggiungere la Terra del mare e dei Nuraghi.
Cala la maschera
L’ultima gara sulla continuità territoriale ha fatto calare definitivamente la maschera dinanzi ad un capitolato d’appalto scritto da chissà chi, senza alcun tipo di riscontro oggettivo sui reali costi del servizio. Come è possibile altrimenti che Aeroitalia e la stessa Volotea abbiano alternato ribassi d’asta tra l’85% e il 77%? Come è spiegabile che sulla tratta Olbia-Roma, la compagnia Aeroitalia abbia persino deciso di rinunciare al 100% delle compensazioni, scalzando Volotea che aveva proposto un ribasso dell’80,01%? Semplice: alla base di tutto c’è la palese, evidente, inconfutabile predisposizione, per giunta reiterata, di una previsione di compensazioni del tutto campata per aria figlia di un sistema che ha sempre tentato di elargire denari non dovuti alle compagnie aeree. Per comprendere che si tratta di soldi non dovuti, e quindi tentativi di “regali” indebiti, basta leggere la norma che regola da almeno vent’anni il sistema della continuità territoriale aerea, ovvero l’imposizione dell’onere del servizio pubblico su determinate rotte. È questo il passaggio cruciale che sistematicamente si cerca non solo di ignorare ma anche di eludere con artifici che crollano alla prova dei fatti. Cosa significa «imposizione dell’onere del servizio pubblico»? Vuol dire che in determinate rotte aeree relative a Regioni insulari o ultraperiferiche, come la Sardegna, è necessario “proteggere” un servizio universale con azioni che impediscano a monopoli e speculazioni varie, legate al ricatto di un collegamento senza alternative, di prendere il sopravvento facendo venir meno un diritto sacrosanto alla mobilità. L’Unione Europea, il concetto, l’ha scandito reiteratamente, l’ultima volta negli «Orientamenti interpretativi relativi al regolamento (CE) n. 1008/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio - Oneri di servizio pubblico (2017/C 194/01)». Il concetto dovrebbe essere a prova di prima media: «La compensazione non può superare l’importo necessario a coprire i costi netti sostenuti per la prestazione dell’Onere del Servizio Pubblico, tenendo conto dei conseguenti ricavi ottenuti dal vettore aereo e di un margine di profitto ragionevole». In pratica, dice la norma europea, le compagnie aeree devono poter guadagnare solo un «margine di profitto ragionevole», negli anni stimato tra il 4% e il 6%, da sommare al costo netto e reale dell’ora volata. In sintesi, il costo del biglietto aereo deve essere commisurato alla somma del costo del personale, del carburante, dell’ammortamento, dell’handling, del catering, delle assicurazioni più un profitto ragionevole. Ad oggi il prezzo del biglietto imposto per i residenti copre, e abbondantemente, il «costo dell’ora volata» e del «profitto ragionevole», ma resta il campo libero che il bando della Regione ha lasciato per i «non residenti». È evidente che non aver imposto la «tariffa unica», come esisteva dal 2013 sino al 2021, ha aperto un varco speculativo senza precedenti consentendo alle compagnie di lucrare a mani basse nei periodi stagionali più propizi per il grande “incasso”. Anche in questo caso non solo la Sardegna ha abdicato alla vera continuità territoriale, ovvero prezzi contingentati e uguali per tutti, residenti e non residenti, ma non ha nemmeno imposto come pure la norma gli avrebbe consentito un prezzo massimo per i non residenti. Anche in questo caso, sia la precedente giunta che l’attuale, avrebbero dovuto fare lo “sforzo” di leggere la norma europea che sancisce: « Gli Oneri di Servizio Pubblico possono prevedere prescrizioni relative alle tariffe massime, se è ritenuto necessario, poiché altrimenti le tariffe sarebbero eccessive rispetto al contesto delle esigenze economiche della regione interessata. In casi specifici si potrebbe prevedere un Onere di Servizio Pubblico che si limita a fissare un prezzo massimo. Un forte rincaro dei prezzi e una diminuzione del numero di passeggeri in poco tempo può, a seconda dei casi, indicare la necessità di fissare un prezzo massimale».
Nuovi regali
È semplicemente inconcepibile che da quattro anni e praticamente da tre bandi di seguito tale possibilità sia stata letteralmente ignorata costringendo emigrati, turisti o semplici fruitori dell’isola a pagare cifre esorbitanti per raggiungere la Sardegna. A questo si aggiunge il comunicato “trionfante” del neo assessore regionale dei trasporti che, dopo la decisione delle compagnie aeree di disertare il bando per la continuità territoriale dello scalo di Alghero, ha comunicato di aver incrementato ulteriormente i soldi da “regalare” alle compagnie aeree attraverso un nuovo bando. Anche in questo caso, si è preferito mettere altri soldi sul tavolo, ignorando di fatto uno schema sostanzialmente “ricattatorio” che si è consumato con la diserzione di quello scalo, funzionale a mettere spalle al muro la Regione per ottenere sempre di più. Bastava applicare il punto 86 delle indicazioni europee per evitare l’ennesimo fallimento: « In linea di principio, gli Stati membri dovrebbero indire gare pubbliche per ogni singola rotta. Tuttavia, il regolamento prevede che gli Stati membri possano pubblicare un bando di gara pubblico per un gruppo di rotte soggette a Onere di Servizio pubblico, ma solo nei casi in cui ciò sia giustificato per motivi di efficienza operativa». Probabilmente questo era il caso.
Corte dei Conti
Da ottobre, quando sarà avviato il nuovo contratto, non cambierà niente. Resterà, o forse aumenterà, il caos dei posti limitati e dei prezzi alle stelle. Del resto anche questo bando, l’ennesimo, aveva solo un obiettivo: regalare una marea di soldi pubblici ai monopolisti di turno. Sino a quando la Corte dei Conti non chiederà conto di quei ribassi d’asta dall’85% al 100% per fantomatiche compensazioni scoperchiate senza pudore dall’ennesima finta continuità territoriale.