La sequenza d’estate è una tempesta perfetta: le acque sono più che agitate nel quartier generale di Abbanoa. L’uno-due di pugilistica memoria è niente rispetto alle sentenze che si sono abbattute come una gragnola ferragostana sulla società che governa l’acqua dei sardi. In questo scorcio di caldo torrido, per i vertici della compagine idrica, non c’è tempo per spiagge e ombrelloni.

Conti in rosso

Ci sono, piuttosto, Tribunali, Autority, Poste e postini e, soprattutto, i conti in rosso delle multe milionarie con condanne gravissime senza appello. L’estate nera di Abbanoa non è finita, anzi. La partita riguarda la gestione di una realtà fondamentale per l’Isola chiamata, nel bene e nel male, a fornire un servizio essenziale: erogare acqua a 750.000 utenti sardi. Sentenze durissime che hanno messo sotto accusa “modus operandi”, conti economici e persino la regolarità degli organi di controllo della società.

Conguagli out

Ce n’è per tutti, a partire dalla clamorosa decisione della Corte d’Appello di Cagliari, sede distaccata di Sassari, che con una sentenza esemplare ha raso al suolo i conguagli pregressi e prescritti del 2005-2011 con i quali Abbanoa ha cercato, e ancora sta cercando, a questo punto sempre più indebitamente, di portarsi a casa ben 106 milioni palesemente non dovuti dai cittadini sardi. Una sentenza con ricadute limitate ai soli albergatori del nord Sardegna che ne hanno impugnato la legittimità, ma che pone un tema ben più ampio sulla esigibilità di quei fondi nel bilancio della società. A questo si aggiunge il combinato disposto dell’Autorità Garante che ha elevato ad Abbanoa la più imponente multa di sempre: 5 milioni di euro, la massima sanzione possibile. L’accusa è grave perché reiterata, visto che nemmeno tre anni prima i vertici di Abbanoa erano stati accusati, e condannati a 4 milioni di euro di multa per pratiche scorrette e aggressive nei confronti degli utenti. L’ultima sanzione, quella da 5 milioni di euro, basterebbe da sola a portare il bilancio della società in perdita, visto che la società pubblica che gestisce il servizio idrico si era concessa il lusso di chiudere il bilancio scorso con due milioni di euro, ignorando, però, tutta la partita del contenzioso. E come se non bastasse ci si è messo anche il Presidente del Tribunale di Nuoro a rovinare la festa ai signori dell’acqua sarda. A rimettere in discussione gli ultimi 11 mesi di vita amministrativa della società ci ha pensato Vincenzo Amato, a capo del tribunale nuorese, che con una sentenza-decreto (documento in giallo) ha smantellato il collegio dei revisori dei conti di Abbanoa, il cuore pulsante del controllo della regolarità amministrativa, finanziaria e contabile della società. Con una decisione chiara e netta il Magistrato alla vigilia di agosto aveva cancellato d’ufficio dal registro delle imprese la nomina avvenuta con modalità a dir poco illegittime, modificando, fuori da ogni regola, a seduta conclusa e fuori contesto, i risultati delle votazioni. Ed è proprio questo passaggio che sta mettendo sotto pressione lo stato maggiore idrico della Sardegna.In ballo non c’è solo la nomina del collegio dei revisori, ma l’intero castello amministrativo che a cascata ne discende. Senza la legittimazione dei garanti contabili è evidente che si mette a rischio l’intera mole di atti contabili e finanziari, praticamente tutti, messi in essere da settembre dello scorso anno. Una vera e propria mazzata che rischia di travolgere, sotto ogni punto di vista, la gestione di Abbanoa. La reprimenda del Giudice era stata puntuale e argomentata con una conseguenza tranchant: si dispone «ai sensi dell’art. 2191 c.c., la cancellazione d’ufficio dell’iscrizione della nomina del collegio sindacale composto dai dott.ri Maria Laura Vacca, Francesco Salaris, Franco Pinna (supplenti dott.ssa Maria Giovanna Angius e rag. Michele Raimondo Mura), nonché della successiva nomina del dott. Francesco Salaris quale presidente del collegio sindacale».

Collegio azzerato

Il Presidente del Tribunale non solo aveva cancellato il collegio scaturito da quelle “aggiunte” e “correzioni” postume, ma aveva insediato un nuovo organo di controllo, quello emerso dalle votazioni dell’assemblea: dispone «Ai sensi dell’art. 2190 c.c., l’iscrizione d’ufficio della nomina del collegio sindacale composto dai dott.ri Maria Giovanna Angius, Maria Laura Vacca e Franco Pinna (supplenti rag. Michele Raimondo Mura e dott. Riccardo Gaia), nonché della nomina del dott. Franco Pinna quale presidente del collegio sindacale». In pratica quello scaturito dalle modifiche al verbale viene “cancellato” e riaffermando il collegio sindacale eletto prima della “manina” postuma. La posta in gioco non è di poco conto, visto che si sta parlando degli organi contabili della più importante società pubblica dell’Isola. Per questo motivo i vertici hanno dovuto convocare di tutta fretta a Cagliari, per il prossimo cinque agosto, l’assemblea dei Soci di Abbanoa con un solo punto all’ordine del giorno: Decreto del Tribunale di Nuoro del 18 luglio 2022.

Guerra giudiziaria

Non una passeggiata, visto che dagli atti di cui siamo in possesso emerge una road map che preannuncia una guerra giudiziaria senza precedenti. In pratica la proposta che il consiglio di amministrazione avanzerà all’assemblea sarà in netto contrasto con quanto deciso dal Presidente del Tribunale di Nuoro. Il dispositivo agli atti (documento in celeste) per l’approvazione da parte dell’assemblea prevista per venerdì dispone: «Accertamento e verifica delle risultanze delle votazioni dei punti 3) e 4) dell’ordine del giorno dell’assemblea dei soci del 24 settembre 2021 - come da comunicazione esplicativa già inviata ai soci in data 26 ottobre 2021 - e formale ratifica della nomina a componenti del collegio sindacale per tre esercizi - fino alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio relativo al terzo esercizio deIla carica - dei signori Dr. Francesco Salaris, Dr.ssa Maria Laura Vacca e Dr. Franco Pinna». In pratica l’assemblea verrebbe chiamata a deliberare una “formale ratifica” di un collegio sindacale che il Giudice ha, invece, “cancellato” dal registro delle imprese. Si tratta, dunque, di una palese sfida alla decisione del Giudice con il tentativo di rimettere in sella i componenti destituiti dalla Magistratura. Un provvedimento, quello del Giudice chiaro e sintetico, non interpretabile, visto che ciò che conta in una sentenza è solo il dispositivo. E non è un caso che nelle comunicazioni interne di Abbanoa si può leggere che la società «sta valutando l’opportunità di interporre impugnazione avverso lo stesso». Opposizione che ha formalizzato nelle ultime ore dando mandato agli avvocati di Roma Piero Guido Alpa e Ernesto Stajano di impugnare il decreto del Giudice Amato. Avvocati di rango che confermano la gravità della situazione. Sino a quando, però, nessun successivo grado di giudizio interromperà, eventualmente, l’efficacia e l’esecutività di quella sentenza-decreto sarà difficile immaginare che lo possa fare l’assemblea dei soci. È chiaro che il dispositivo che verrà sottoposto all’assemblea disattende il provvedimento del Giudice e anzi ribalta la decisione della sentenza. In pratica l’Assemblea sarebbe chiamata alla revoca, con quello che tecnicamente si potrebbe configurare come un esercizio arbitrario delle proprie ragioni, e alla sostituzione del Collegio sindacale disposto dal Giudice. In ballo c’è l’art. 2400 del Codice Civile: «I sindaci (revisori) possono essere revocati solo per giusta causa. La deliberazione di revoca deve essere approvata con decreto del tribunale, sentito l’interessato». Dunque, un vero e proprio atto in grado di scatenare una guerra giudiziaria senza precedenti. Tutto questo nel pieno di una bufera giudiziaria e sanzionatoria pesantissima viste le condanne di secondo grado sui conguagli da 106 milioni di euro, i nove milioni di euro di multe già accumulati sulle pratiche scorrette e aggressive, il caos sul recapito delle bollette con un miliardo di crediti da esigere e le Poste Italiane schierate sul piede di guerra. Ad Abbanoa ora manca solo di contrastare de facto una decisione della Magistratura. L’assemblea d’agosto si annuncia infuocata, non solo per il caldo d’estate.

Multe & amministratori

Per i vertici della società idrica c’è da fronteggiare anche una richiesta esplicita rivolta alla Corte dei Conti: non devono essere i cittadini-utenti a pagare le multe che l’Autorità Garante per la Concorrenza ha inferto ad Abbanoa. Per norma quelle sanzioni dovrebbero essere a carico dei responsabili di quelle condotte sanzionate. Imputarle, anche sotto mentite spoglie, sulle bollette dei cittadini sarebbe come sommare al danno la beffa. In questo caso sulla vicenda pesa come un macigno il controllo giudiziario sulle società a partecipazione pubblica, a partire dai componenti degli organi e amministrativi di controllo, tutti soggetti alle cosiddette “azioni di responsabilità”. Tradotto: chi sbaglia paga.

© Riproduzione riservata