Importante sentenza della Corte Costituzionale, che fa cadere il divieto di applicare attenuanti nei casi di omicidi compiuti dalla vittima di maltrattamenti in famiglia. La pronuncia è arrivata in seguito a due ordinanze della Corte d’assise d’appello di Torino e a un’ordinanza della Corte d’assise di Cagliari.

In quest’ultimo caso, si procede nei confronti di Paolo Randaccio, 67 anni all’epoca dei fatti, accusato di aver ucciso il 9 settembre del 2021, a Quartucciu, la moglie sessantenne Angelica Salis. Randaccio avrebbe agito in un momento di esasperazione provocato dai continui comportamenti aggressivi della vittima, alcolista e affetta da patologie psichiatriche. Secondo la norma, il giudice dovrebbe applicare la stessa pena dei più efferati casi di omicidio, dunque l’ergastolo o almeno ventuno anni di reclusione.

La questione è stata sollevata dai legali dell’imputato, Andrea Nanni e Luca Pennisi, e dal pm Nicola Giua Marassi. Giudicata fondata dal presidente della Corte d’assise di Cagliari Giovanni Massidda, è stata trasmessa alla Corte Costituzionale. 

La Consulta ha stabilito che il divieto imposto dal legislatore di applicare attenuanti finirebbe per portare a pene eccessive in «situazioni in cui è il soggetto che ha subito per anni comportamenti aggressivi a compiere l'atto omicida, per effetto di una improvvisa perdita di autocontrollo causata dalla serie innumerevole di prevaricazioni cui era stato sottoposto».

Ecco che nel caso di Cagliari, come nelle altre situazioni analoghe, sarà il giudice delle corti d’assise a poter valutare caso per caso se debba essere inflitta la pena dell'ergastolo, prevista in via generale per gli omicidi commessi nei confronti di un familiare o di un convivente, ovvero debba essere applicata una pena più mite.

(Unioneonline/L.Ne.)

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