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Oleifici Barbera: campagna promettente, ma dazi e dollaro preoccupano
10 dicembre 2025 alle 14:50
Milano, 10 dic. (askanews) - La campagna 2025-26 si annuncia promettente per l'olio extravergine siciliano. Non si può dire lo stesso per regioni come la Puglia e la Calabria, che scontano alcune criticità. Ma a destare preoccupazione quest'anno è soprattutto il quadro geopolitico, con i dazi e l'euro forte che hanno iniziato a erodere i risultati sul mercato americano. Manfredi Barbera, Ceo dei Premiati Oleifici Barbera, racconta questa annata con la concretezza di chi ha alle spalle una lunga esperienza e il merito di essere riuscito a rilanciare negli ultimi 40 anni l'azienda siciliana, 130 anni di storia e un marchio oleario guidato sempre dalla stessa famiglia:"In Sicilia abbiamo avuto una qualità veramente eccezionale, perché abbiamo avuto l'acqua in ritardo, però è arrivata e quindi le olive sono state ben nutrite, non abbiamo avuto alcun attacco di mosca, quindi olive perfettamente sane - ci ha raccontato Manfredi Barbera, Ceo dei Premiati Oleifici Barbera - è una campagna medio-buona anche dal punto di vista quantitativo. Per quanto riguarda le altre regioni italiane la Puglia non sta esprimendo una grandissima qualità e anche la Calabria. Diciamo che la Sicilia sta facendo l'olio migliore d'Italia quest'anno".L'oleificio Barbera lo scorso anno ha prodotto oltre 43mila quintali di olio di cui il 30% da olive siciliane. Il lavoro sul territorio è alacre: con i tre frantoi di proprietà e il contributo del consorzio Cofiol, di cui è capofila, conta sette denominazioni tra Dop e Igp isolane. Ma ora su questi risultati pendono come una spada di Damocle le politiche commerciali statunitensi e le loro conseguenze: "Quello che ci sta preoccupando negli ultimi 6-8 mesi - ha proseguito - sono stati più fattori geopolitici che fattori legati ai mercati e i fattori geopolitici hanno prodotto intanto questi malagurati dazi che l'America sta imponendo ai prodotti europei. Ma soprattutto l'inversione di tendenza sulla valuta. Noi stiamo registrando per ora una lieve flessione delle vendite. Speriamo che succeda qualcosa per cui si riesca a recuperare".L'indebolimento del dollaro e i dazi minacciano il mercato americano che vale il 30% per gli oleifici Barbera. Nel 2024-2025, infatti, su 48 milioni di euro di fatturato, in crescita rispetto all'anno prima, il 60% è arrivato dall'estero e di questo la metà è made in Usa. La diversificazione dei mercati è in atto - sono 48 quelli in cui opera - e ci sono segnali positivi, ma ha tempi lunghi. E non offre rassicurazioni neanche il mercato domestico. "Quando la gente ha 1.200 euro e magari ha una famiglia, un affitto, delle bollette da pagare, viene difficile pensare che si possa permettere l'eccellenza della pasta, l'eccellenza del pomodoro, l'eccellenza dell'olio di oliva - ha osservato Manfredi Barbera - E questo è uno dei motivi per cui noi abbiamo sempre cercato nell'estero un mercato che potesse recepire una filosofia produttiva estremamente orientata alla qualità".Di sicuro quello a cui Manfredi Barbera non rinuncia sono gli investimenti in ricerca e sviluppo, la strada per rispondere le sfide contemporanee, come testimoniano il frantoio sperimentale o il progetto degli oliveti superintensivi che inizia a dare i suoi frutti: "Quest'anno è il primo anno che abbiamo fatto il grande raccolto in questa azienda di 70 ettari dove abbiamo impiantato questa varietà siciliana che si chiama Calatina - ha detto - Siamo in regime di Biologico e in regime di Igp Sicilia, quindi stiamo facendo un prodotto eccezionale con la varietà siciliana e tutto questo è gestito da sensoristica, da risparmio energetico, risparmio idrico, da tutto quello che ci impone la visione di un futuro più sostenibile".
