L'Africa, la caccia grossa, la savana, i grandi fiumi e le cascate. E ancora, le distese sconfinate cotte dal sole e serpenti che possono uccidere in pochi secondi, il fascino e il rischio di una natura bellissima, incontaminata e letale. E poi la grande storia del continente africano dell'ultimo secolo con gli ultimi fuochi del colonialismo, i movimenti per l'indipendenza e la lotta all'apartheid.

Tutto questo e molti altri ancora sono gli ingredienti che compongono "Leopard Rock" (HarperCollins Italia, 2018, pp. 403, anche e-book), libro con cui Wilbur Smith, uno dei grandi maestri della narrativa popolare moderna, racconta la grande avventura della sua vita. E avventurosa l'esistenza di Smith lo è stata davvero, tanto da sembrare la trama di uno dei suoi tanti capolavori.

Tutto comincia, infatti, negli anni Trenta del Novecento, nella Rhodesia del nord (oggi Zambia) dove il padre dello scrittore aveva una grande tenuta e faceva come mestiere il cacciatore di elefanti. Il giovane Wilbur fin da piccolo si ritrova ad avere a che fare con gli uomini che poi diventeranno i protagonisti dei suoi più fortunati romanzi: cacciatori, avventurieri, cercatori di diamanti. E si ritrova immerso nell'Africa, una terra ancora in gran parte incontaminata e selvaggia. L'Africa gli entra nel sangue e i suoi orizzonti sconfinati, insieme agli avvenimenti che hanno avuto luogo in quel continente, aiutano il giovane Wilbur a esprimere appieno l'amore e l'entusiasmo per la vita e per l'avventura, quell'amore che traspare dalle sue opere di finzione.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Così nel libro, che deve il suo titolo alla grande tenuta nel Sudafrica in cui Smith ha trascorso molti anni della sua vita, trovano poco spazio i momenti intimi, le donne amate, i figli. Tutto è dominato dal gusto di narrare, di narrare anche la propria vita come un romanzo dove ci si può trovare soli nella savana circondati dai rumori delle fiere che escono per la caccia oppure a tu per tu con un mamba o con uno squalo durante un'immersione. E come in ogni romanzo d'avventura che si rispetti non manca certo l'eroe, un eroe che per Wilbur è stato sempre incarnato dal padre, l'uomo che in una notte lontana dell'infanzia ha salvato non solo il futuro scrittore ma anche sua madre e la sorellina piccola uccidendo tre leoni in un batter d'occhio.

Insomma, un libro sanguigno e anche sanguinoso come è un po' tutta la storia africana, animato da un eroismo virile che sa di altri tempi e di altri mondi, tempi e mondi in cui l'eroe era maschio, forte e sempre nel giusto.

Un libro sincero, che trova il suo significato in queste poche righe scritte dall'autore: "Scrivo libri da oltre cinquant'anni. Sono stato abbastanza fortunato da evitare le grandi guerre e non esserne colpito, ma al tempo stesso sono cresciuto tra gli eroi che vi hanno partecipato e ho imparato dal loro esempio. Nella mia vita ho avuto molto spesso fortuna. Ho fatto cose che al momento sembravano spaventose, ma da queste esperienze è nata una nuova storia e la capacità di scrivere libri che la gente ama leggere. Ho vissuto una vita che non avrei mai potuto immaginare. Ho avuto il privilegio di conoscere persone provenienti da tutti gli angoli del mondo, sono stato ovunque il mio cuore abbia desiderato e nel frattempo i miei libri portavano i lettori in moltissimi luoghi". Leopard Rock ora è uno di questi "luoghi" mitici dove ritrovare Wilbur Smith e il gusto per l'avventura.
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