Radon, nemico silenzioso anche nell'Isola: il progetto di una start up di Calangianus
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Una start up sarda nata da una dolora esperienza personale del giovane Domenico Cassitta da Calangianus, e cresciuta e sviluppatasi per il desiderio di offrire una risposta concreta contro un "nemico invisibile" ma responsabile di gravi danni all'uomo, il radon.
Parliamo di CLab (Cassitta LAB), realtà innovativa con sede, appunto, a Calangianus, in provincia di Sassari, animata da un team composto da giovanissimi ingegneri, geologi - fra cui il sassarese Giovanni Tilocca - e ricercatori universitari e che sta riscuotendo visibilità e credibilità non solo in Italia ma anche all'estero con un progetto il cui obiettivo è già nel nome, "Radoff", da radon ed "off", nella traduzione letterale dall'inglese, "spegnere".
Spegnere il radon, dunque, per restituire la salute ai cittadini.
"Il radon – spiega Domenico Cassitta a L’Unione Sarda – è un gas incolore e inodore, presente ovunque nel suolo e in alcuni materiali edilizi, e seconda causa di tumore al polmone con oltre 3.000 decessi all'anno solo in Italia. Un gas che all'aria aperta si disperde rapidamente, mentre in ambienti chiusi tende a concentrarsi formando, insieme al fumo di sigaretta, una combinazione letale. In Italia la concentrazione è superiore alla media europea e mondiale. E la Sardegna, con i suoi substrati magmatici (in particolare quelli effusivi), non fa eccezione".
Parliamo del progetto Radoff: da cosa nasce?
"Ho avuto due zii materni morti, nell'arco di due anni, di tumore al polmone. Nel secondo caso addirittura parliamo di un non fumatore. Ho quindi voluto capire quali potessero essere le cause alla base di tali patologie, e mi sono imbattuto, fra le altre, nel radon. Da studente di ingegneria edile ho voluto approfondire il fenomeno, e ho avviato uno studio, durato cinque anni, in collaborazione con colleghi, geologi e ricercatori, per mappare la presenza di radon in Italia".
Cosa è risultato?
"I dati che ad oggi ho ricavato sono a dir poco allarmanti: se il limite massimo di radon presente negli edifici secondo le direttive europee non dovrebbe superare i 200 bq/metro cubo, in Italia siamo del tutto al di fuori. Faccio l'esempio della Gallura, che ben conosco, dove i valori rilevati arrivano anche a 5000".
In cosa consiste il progetto?
"Non tutti sanno che nell'aria che respiriamo ogni giorno sono presenti percentuali elevatissime di questo gas, che ha origine dalla sequenza di disgregazione dell'uranio. In commercio esistono prodotti, come le barriere anti-radon, che però sono pensate esclusivamente per edifici di nuova fabbricazione. Radoff permette invece di intervenire in questo senso anche sugli edifici già esistenti, e prevede anche un sistema di "controllo", capace dunque di misurare e fornire dati sulla presenza di radon oltre che anche su altri parametri ambientali quali temperatura interna, umidità dell'aria, ossigeno e manda un segnale d'allarme in caso di eventuali fughe di gas".
Un progetto, dunque, che oltre a prevenire i danni alla salute derivanti dal radon permetterà, laddove applicato, di ottenere una mappatura significativa della presenza di questa ed altre sostanze, talvolta tossiche per salute?
"Il nostro obiettivo è anche quello di fornire dati al Paese, alla Comunità europea e a chiunque fosse interessato a riceverli, sulla diffusione di queste sostanze. Stiamo addirittura studiando uno sviluppo che consentirà di abbattere i rischi legati alle polveri sottili, dalle Pm10 alle Pm 2.5. Abbiamo già avviato una sperimentazione con alcuni comuni ed istituti scolastici della Sardegna, in particolare a Calangianus e Porto Torres".
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Domenico Cassitta e soci sono stati selezionati proprio in questi giorni fra 160 start up mondiali per esser parte, a Torino, dei dieci finalisti di "Social fare", premio internazionale riservato alle realtà emergenti più innovative con in palio, per i vincitori, un percorso di quattro mesi in un grossissimo incubatore con fondi e supporto per creare la prima rete commerciale del prodotto.
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"Noi ci crediamo – spiega Domenico – e con noi anche l’azienda Abinsula, che ci ha sostenuto in fase di ricerca e prototipazione, credendo nel valore delle nostre idee, e Sardegna Ricerche, che ha già manifestato grande interesse per i nostri studi. Il nostro obiettivo è fare sempre di più e meglio, lo dobbiamo alle idee e ai valori in cui crediamo e che ci animano, e anche al Paese cui, nel nostro piccolo, speriamo di offrire un prezioso supporto".
Virginia Lodi
(Unioneonline)