Al rapporto tra Adriano Olivetti e la Sardegna è dedicata la due giorni di incontri e dibattiti in programma a Cagliari, nell’aula magna “Motzo”, facoltà di studi umanistici dell’Università.

Venerdì 27 ottobre  (a partire dalle 9.15) e il giorno successivo analisi e riflessioni per fare luce sul percorso di un imprenditore che ha incontrato la Sardegna in occasione del patto elettorale tra Comunità, il movimento nato all’interno della sua fabbrica a Ivrea, e il Partito sardo d’Azione.

«Alla metà di gennaio del 1958, in vista delle elezioni politiche, – scrive lo storico del sardismo Salvatore Cubeddu, direttore della Fondazione Sardinia - viene resa di pubblico dominio l’alleanza del Partito Sardo d’Azione con il Movimento di Comunità e il Partito dei Contadini. L’animatore dell’iniziativa, insieme al Par­tito Sardo, è Adriano Olivetti, fondatore, proprietario e manager della società omonima, azienda leader in Italia della produzione delle macchine da contabilità e da scrittura. Già all’inizio dell’anno è pronto il nome della lista: “Comunità della cultura, degli operai e dei del contadini d’Italia – Federazione dei gruppi autonomisti”. E il fatto suppone che il gruppo dirigente sardista abbia occupato l’ultima parte del ’57 nei contatti, nell'interna discussione e nella conclusione dell’accordo che viene subito diffuso dalla stampa».

Gli interventi

Al convegno, promosso dalla Fondazione Sardinia, dal dipartimento di Lettere dell’Università e dalla Fondazione Olivetti, intervengono, tra gli altri, il cardinale Arrigo Miglio, già vescovo di Ivrea, il politologo Mauro Pala, Franciscu Sedda, docente di Teoria dei linguaggi, il segretario della Fondazione Olivetti, Beniamino de’Liguori Carino, il giuslavorista Gianni Loy, lo storico Luca Lecis, il gesuita Giuseppe Riggio, direttore della rivista “Aggiornamenti sociali”, lo stesso Salvatore Cubeddu.

Il testimone

Lo scrittore lussurgese Antonio Cossu, che lavorava a Ivrea nel partito politico “Comunità”,  venne inviato, nel 1958, in Sardegna. È uno dei testimoni dell’incontro tra Olivetti e il sardismo: «Fui mandato per dare una mano nella redazione del Solco. Avevo contatti costanti con Titino e Pietro Melis, Carlo Sanna (allora segretario della sezione caglia­ritana) e con gli altri. Evidentemente si aveva molto rispetto per l’autonomia di ciascuna organizzazione che componeva la lista, per cui il mio compito si limitava all’incarico ricevuto. Si puntava a mandare quattro-cinque deputati in Parlamento; le cose non andarono in quel modo e in Italia si elesse un solo deputa­to, l’ingegner Olivetti appunto. Politicamente fu un grosso smacco e, unito alla successiva morte (dopo due mesi) del fondatore, con­tribuì alle difficoltà dello stesso Movimento. Alcune idee restarono, però, e si diffusero».

Una delle idee di Adriano Olivetti, che nella sua azienda voleva raggiungere l’equilibrio tra solidarietà sociale e profitto e realizzare lo sviluppo culturale e umano di chi ci lavorava, era questa: «Beh, ecco, se mi posso permettere, spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande».  

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