Incognito è una parola capace di evocare emozioni diverse. Ci fa pensare a qualcosa di oscuro, misterioso, non conosciuto, almeno fino in fondo. L’incognito era l’oceano che affrontavano i marinai guidati da Colombo oppure l’orizzonte immobile descritto da Buzzati nel suo “Il deserto dei Tartari”. La parola, però, ha un secondo significato che si sovrappone al primo. Incognito è l’essere umano che cela la propria identità, che sottrae se stesso e la sua essenza intima agli altri. Da questo punto di vista siamo tutto un po’ in incognito nella nostra quotidianità, ci celiamo con la naturalezza e la consumata abilità di un agente infiltrato in territorio ostile occupato da un nemico pericoloso con cui fare i conti: noi stessi.

Mario Fortunato, nella sua ultima raccolta di racconti intitolata "Atlante delle città incognite” (Bompiani, pp. 216, anche e-book), ci racconta proprio la sorpresa che ci può cogliere all’improvviso, quando ci troviamo nudi di fronte alla nostra identità o a una delle nostre tante sfaccettature.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Scorriamo così ventuno situazioni, ventuno città. Alcune vicine a noi come Milano e Torino, altre lontane ed esotiche come Saigon oppure Cape Town. Luoghi che sono lo sfondo di vicende all’apparenza ordinarie, ma che diventano fuori dal comune nel momento in cui i protagonisti si trovano improvvisamente di fronte a momenti risolutivi della loro esistenza. Per una vecchia coppia di amanti ormai stanchi l’uno dell’altro può essere scoprire di odiarsi reciprocamente dopo aver visitato quel monumento all’amore che supera anche la morte che è il Taj Mahal, in India. Per un uomo sulla sessantina che detesta il proprio nome e buona parte dell’umanità che lo circonda l’attimo risolutivo che lo riconcilia in parte con la vita e con la sua città, Londra, è quello in cui in fila alla cassa di un negozio ha un moto inatteso di solidarietà verso una sconosciuta.

In tutte le vicende narrate da Fortunato c’è sempre un attimo, un gesto, una parola, ma soprattutto un luogo, anzi una città che fa da detonatore al cambiamento. Ogni città accoglie chi è in incognito e lo mette di fronte al suo momento prodigioso, al suo punto di rottura. Ogni città fa da specchio ai protagonisti disegnati in maniera limpida e antiretorica dall’autore, che ci conduce in un viaggio letterario - e anche visivo perché scandito dalle illustrazioni di Claudia Peil -, soprattutto emotivo e in un certo senso onirico attraverso le sorprese che si celano nelle pieghe della vita quotidiana di ognuno.

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