Ci sono parole che non è facile sentire e neppure pronunciare in questi anni. Tra queste, le parole “grazie, Occidente!”. Oggi va, infatti, di moda denigrare la nostra storia e la nostra civiltà. Tutto il bene che abbiamo fatto, a noi stessi e agli altri, è il supremo tabù di questa epoca.

Nelle scuole non si insegna più la storia vera del progresso, che è nato a casa nostra e dove ha avuto un ruolo anche l’Italia. Invece nelle piazze e nella cultura contemporanea siamo sotto un processo permanente.

Nel suo ultimo saggio, intitolato non a caso Grazie, Occidente! (Mondadori, 2024,pp. 348) Federico Rampini ci invita a ribellarci a una narrazione negativa a senso unico, in nome della verità e della storia.

In questo viaggio tra la storia degli ultimi secoli e la geopolitica del mondo contemporaneo, l’editorialista del Corriere della Sera approfondisce quel che l’Occidente è stato davvero per l’umanità, fornendo una lezione di onestà storica che è urgente per le nuove generazioni: «Mi spaventa l’ignoranza di tanti occidentali, in particolare i giovani, riguardo alla storia della nostra civiltà, e di quanto ha beneficiato il genere umano» ci racconta Federico Rampini. «Viviamo in un’epoca di conformismo in cui un titolo come il mio è tabù, va censurato. In molte università americane non potrei neppure prendere la parola, dell’Occidente si può parlare solo per denunciarne gli orrori e la malvagità. Poiché sono un cittadino del mondo, nomade globale, so per esperienza diretta che le altre civiltà hanno un atteggiamento molto più positivo e rispettoso verso il proprio passato. Se poi sono governate da regimi autoritari, la storia delle loro origini è oggetto di una narrazione orgogliosa. Solo noi ci vergogniamo di ciò che siamo stati. Ho voluto andare controcorrente e credo che questo libro sia una cura ricostituente per la nostra autostima. Peraltro, ho attinto alle opere dei più grandi storici, non ho inventato nulla».

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

Quali sono le cose principali per cui dobbiamo ringraziare la civiltà occidentale?

«Se oggi sono vivi un miliardo e quattrocento milioni di cinesi, altrettanti indiani, altrettanti africani, è letteralmente merito nostro. L’agricoltura moderna con metodi inventati in Occidente ha moltiplicato i raccolti e consente di sfamare la quasi totalità degli abitanti del pianeta. La medicina nata in Occidente ha ridotto ai minimi la mortalità infantile e quella delle madri al parto. Perfino nelle zone più povere dell’Africa, la longevità si è allungata di vent’anni in meno di un secolo. E poi l’elettricità, i mezzi di trasporto moderni, le telecomunicazioni. L’elenco di ciò che l’Occidente ha scoperto o inventato negli ultimi due-tre secoli è sterminato, e noi lo diamo per scontato. Ma tutti i paesi non-occidentali che sono stati protagonisti di miracoli economici, dal Giappone alla Corea, da Singapore alla Cina, tutti senza eccezione ci hanno copiato in tante cose, ivi compresa la nostra economia di mercato».

Cosa abbiamo esportato di positivo nel mondo?

«Dai vaccini agli antibiotici, l’elenco è talmente sterminato, che per uno dei quindici capitoli ho ingaggiato come aiutante l’intelligenza artificiale. Ne è venuto un capitolo perfino troppo lungo! E nonostante questo qualche lettore mi ha già segnalato delle assenze. È vertiginoso, passare in rassegna tutto ciò che il progresso occidentale ha realizzato. E non solo come miglioramento delle nostre condizioni di vita materiali. In Occidente, non altrove, è nato il concetto dell’istruzione universale: poi per fortuna copiato da tutti. In Occidente è maturata un’idea di diritti che è diventata universale. Anche se noi non sempre siamo stati coerenti con i nostri valori, e a volte li abbiamo calpestati, un’altra virtù occidentale è la capacità autocritica».

Dove ci porta questa costante fustigazione di noi stessi?

«Ad abbassare la guardia verso il pericolo rappresentato dai nostri antagonisti, da regimi autoritari come la Cina e la Russia che fanno propaganda attiva sul tema della decadenza occidentale. Eppure, i peggiori denigratori dell’Occidente, come i regimi di Pechino e Teheran, si autodefiniscono Repubbliche (Popolare l’una, Islamica l’altra). Il concetto di Repubblica non l’ha inventato Confucio e non esiste nel Corano. È nato a Roma, poi è stato elaborato nelle rivoluzioni democratiche americana e francese alla fine del Settecento».

Possiamo fare qualcosa di concreto per invertire questa nostra deriva masochista?

«Leggere e studiare la storia vera, non la caricatura ideologizzata che oggi è il pensiero dominante, e vuole obbligarci a ridurre la nostra storia a un grande romanzo criminale. Fatto solo di oppressione e sfruttamento. Lo schiavismo lo praticarono tutte le civiltà, tutte senza eccezioni. L’abolizione dello schiavismo, invece, fu una battaglia nata in Occidente. Per i diritti della donna, le iraniane torturate in carcere guardano a noi».

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