La Sardegna soffre di spopolamento, è vero, ma il problema è comune a tutto il Vecchio Continente. Tanto che la Croazia, che per sei mesi avrà il compito di guidare l'Europa - è il paese di turno alla presidenza dell'Unione - ha annunciato che la sua priorità sarà la demografia, definendola «sfida esistenziale». La Croazia stessa, ad esempio, entro il 2050 rischia di perdere ben il 17% dei suoi cittadini, e l'Eurostat, l'organo statistico dei 28, ha registrato un forte calo delle nascite in 10 Stati membri.

Allarme anche in Italia, dove l'emorragia è inarrestabile dal 2015: già nel 2022 la popolazione sarà sotto i 60 milioni, e si prevede un calo medio di 130 anime all'anno. Al primo gennaio 2019 la popolazione dell'Unione europea era a quota 513,5 milioni, un anno prima era a 512,4 milioni. Ma la crescita non è dovuta a un saldo naturale: durante il 2018 si sono registrate più morti che nascite - 5,3 milioni contro 5 milioni - e il dato è negativo per il secondo anno di seguito.

Dunque il cambiamento in positivo (circa 1,1 milioni di abitanti in più) è da attribuire all'immigrazione. Con 83 milioni di residenti (il 16,2% del totale dell'Unione) la Germania è lo Stato più popoloso. A seguire ci sono la Francia, con 67 milioni di persone (il 13,1%); il Regno Unito, con 66,6 milioni, il 13%; l'Italia, con 60,4 milioni, l'11,8%; la Spagna, con 46,9 milioni, il 9,1%; la Polonia (38 milioni, il 7,4%). Per quanto riguarda gli altri Stati, quattordici hanno fra il 4 e l'1% della popolazione complessiva, mentre otto sono sotto l'1%.

Nel 2018 la popolazione è aumentata in 18 Stati membri, mentre è diminuita in dieci. Il maggior incremento è stato a Malta (+36,8 per mille), davanti a Lussemburgo (+19,6), Irlanda (+15,2), Cipro (+13,4), Svezia (+10,8), Slovenia (+6,8), Belgio (+6,1), Spagna e Paesi Bassi (+5,9) e Gran Bretagna (+5,6). Per contro, il decremento più elevato è stato registrato in Lettonia (-7,5 per mille), seguita da Bulgaria e Croazia (-7,1), Romania (-6,6) e Lituania (-5,3). La popolazione dell'intera Unione europea - sottolinea ancora l'ultimo report di Eurostat - è cresciuta di 1,1 milioni di persone (+2,1 per mille) nel 2018. Il tasso di natalità più alto è stato in Irlanda, il più basso in Italia. Nel 2018 in Europa sono nati 5 milioni di bambini, quasi 118mila in meno rispetto all'anno precedente. L'Irlanda ha un tasso del 12,5 ogni 1000 residenti, la Svezia dell'11,4; la Francia dell'11,3 e il Regno Unito dell'11. I più bassi in Italia (7,3), Spagna (7,9), Grecia (8,1), Portogallo (8,5), Finlandia (8,6), Bulgaria (8,9) e Croazia (9). La media comunitaria è del 9,7 per mille. Allo stesso tempo, nel 2018 i decessi sono stati 5,3 milioni, quasi 46mila in più dell'anno precedente. Il tasso di mortalità è in Irlanda del 6,4 per mille, a Cipro del 6,6; in Lussemburgo del 7,1; a Malta del 7,6; nei Paesi Bassi dell'8,9; in Spagna e Svezia del 9,1. Dal lato opposto troviamo la Bulgaria (15,4), la Lettonia (15,0), la Lituania (14,1), la Romania (13,5) e l'Ungheria (13,4). La media dei 28 è del 10,4 per mille. Dunque, l'Irlanda, con un saldo naturale a quota +6,1 per mille è il Paese in cui le nascite hanno superato i decessi, seguito da Cipro (+4,1), Lussemburgo (+3,2), Svezia (+2,3), Francia (+2,2), Regno Unito (+1,7) e Malta (+1,6). Per contro, in quindici Stati membri c'è stato un saldo negativo: in Bulgaria (-6,6), Lettonia (-4,9), Lituania (-4,1), Croazia, Ungheria e Romania (3,9).

Data la situazione complessiva, sarà una sfida impegnativa per la presidenza di turno lanciare politiche su ampia scala per contrastare il fenomeno dello spopolamento, anche considerando che alcuni Paesi (ad esempio l'Ungheria di Orban) stanno invece remando in direzione ostinata e contraria, con diffuse misure anti-immigrazione.
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