A Cagliari, nel cimitero di San Michele, recandosi nel sacrario militare sito al centro della struttura cimiteriale e prendendo la stradina che costeggia sulla sinistra il sacrario, andando in fondo a destra verso la fine dello stesso, e prendendo la piccola traversina che si affaccia in un ingresso aperto e attorniato da due muretti, si entra nel cimitero dei soldati inglesi caduti nella nostra Isola, gestito ancora oggi da una organizzazione britannica che si occupa della memoria dei caduti e del mantenimento degli spazi di sepoltura. Una volta lì, nell’ultima fila in fondo, attorniata da tante lapidi con croci cristiane, ne spicca una in particolare con al centro una stella di David.

È la tomba del soldato L. Joseph, caduto nella nostra Isola, probabilmente abbattuto, il 27 giugno 1943. Era il figlio di Moses e di Bertha, ed era nato 31 anni prima a Cape, in provincia di George, in Sudafrica. La sua storia si ricollega al sacrificio di centinaia e centinaia di coraggiosi soldati ebrei che hanno combattuto nella seconda guerra mondiale nelle file alleate, ma anche al sacrificio di tanti ebrei che parteciparono alla Resistenza e alla lotta partigiana e spesso dettero un importante contributo di sangue.

Ebrei coraggiosi, ricordati lo scorso 24 aprile al cimitero di San Michele in una cerimonia organizzata insieme all’Associazione Chenabura/Sardos pro Israele unitamente con l’Associazione Memoriale Sardo della Shoah. Negli eserciti alleati e nelle file dei partigiani ebbero a che fare con la Sardegna, storie spesso poco conosciute che però dimostrano come si possa parlare di resistenza ebraica anche in riferimento alla Sardegna.

Il soldato Joseph L., arruolato con l’esercito inglese, è caduto in Sardegna il 27 giugno 1943 a soli 31 anni. Non abbiamo ad oggi una informazione confermata sulla circostanza della morte, ma, da un incrocio già effettuato con altra documentazione possiamo supporre un suo abbattimento. Identificato dalla stele tombale che riporta una grande Stella di Davide con all’interno da destra a sinistra le cinque lettere in ebraico Tav, Nun, Tzadi,Vet, Hey. Queste lettere sono le iniziali della parole Tehey Nismato Tzurah B’tzror Hachaim che corrispondono alla frase “ Possa essere la sua anima avvolta dalle catene della vita eterna”.

Renzo Cavaglione, nato a Genova il 23 maggio 1926. Dopo l'8 settembre 1943 lasciò la città per dirigersi verso il sud Italia dove si unì agli Alleati dopo un viaggio che toccò la Toscana poi Montuolo, Altopascio, Faenza, Ancona, Pescara, Francavilla a mare, Crecchio, Lanciano, Ariano Irpino, Nola, Piano di Sorrento e infine Napoli, combattendo fino al termine della guerra per la liberazione dell'Italia. Indossata anche la divisa della Jewish Brigade, incrocia per caso a Napoli il cugino Vittorio Cavaglione, arruolato con gli americani, che lo convince ad arruolarsi con questi ultimi entrando nel Allied force film office, lavoro che lo porta a lavorare per un certo periodo proprio a Cagliari nell’ufficio cittadino atto a ricevere e smistare il materiale filmico di propaganda alleato distribuito poi in tutta Europa. Qui a Cagliari lui e il cugino sono ospitati in un appartamento di “Un certo signor Tredici”. Non è ancora del tutto confermato se si tratti di lui, ma riteniamo che il signor Tredici a cui lui nel suo diario allude sia Vittorio Tredici, il già podestà di Cagliari e esponente di spicco della corrente “sardo-fascista” che nel 1943-44 a Roma salvò una famiglia ebrea e non solo, e ricevette per questo il titolo di “Giusto tra le nazioni” dallo Yad Vashem di Gerusalemme.

Renzo Coen, nato a Genova il 13 ottobre 1924 e figlio di Gaddo e di Augusta Rimini, era il nipote di Zaira Vittoria Coen Righi, la professoressa di Scienze del Liceo Azuni di Sassari che venne espulsa nel 1938 a seguito delle leggi antiebraiche e che aveva preso la sfortunata decisione di lasciare la città per tornare dalla sorella a Firenze da dove nel 1944 sarà deportata e uccisa. Renzo, dapprima fuggito in Svizzera col padre e la sorella e qui internato in un campo profughi, prese la decisione di tornare in Italia per unirsi alla lotta partigiana, e si arruolò nell'VIII Brigata Matteotti. Prese parte ai combattimenti nella Val d'Ossola. Il 18 ottobre del 1944 fu gravemente ferito dai nazi-fascisti durante un'operazione di rastrellamento a Bagni di Craveggia; trasportato nell'Ospedale di Locarno "La Carità", muore il 20 ottobre 1944 in seguito alle ferite riportate.

Bruno Cevidalli nasce a Cagliari il 5 giugno del 1914, figlio di Attilio ed Ada Gentili. A causa della sua attività antifascista nella primavera del 1942 viene internato nel Campo di Urbisaglia. Rilasciato dopo alcuni mesi, Bruno Cevidalli torna a Vittorio Veneto. Nel settembre del 1943 si reca ad Orsigna dove svolge attività antifascista insieme al fratello Guido; nel medesimo luogo si impegna anche ad aiutare i prigionieri inglesi fuggiti dai campi di concentramento. Nel gennaio del 1944 contribuisce alla lotta di liberazione organizzando a Pracchia le prime formazioni partigiane; nello stesso periodo aiuta i prigionieri inglesi ed americani ad arrivare nelle zone alleate. Anche Bruno Cevidalli vuole raggiungere le linee alleate: tuttavia viene scoperto ed arrestato dalla polizia fascista. Dal 24 aprile del 1944 è detenuto nelle carceri di Pistoia; riesce ad evadere nel giugno dello stesso anno grazie a contatti con alcuni partigiani.

Viene nuovamente arrestato e portato dai tedeschi a lavorare sulla Linea Gotica; riesce ancora a scappare dopo poche settimane. Si rifugia sulle montagne pistoiesi e si dedica ad attività partigiana facendo parte della Brigata Garibaldi nella Brigata "Gino Bozzi", formazione "Cucciolo". Con l'arrivo degli Alleati nella zona di Pistoia, il 29 settembre 1944, Bruno Cevidalli assume l'incarico di ufficiale di collegamento dell'Esercito Italiano presso il Quartiere Generale della V Armata americana. Nell'ottobre del 1944 Bruno Cevidalli viene assegnato all'Ufficio Partigiano dell'Esercito alleato; il suo lavoro consiste nell'interrogare partigiani e civili che hanno raggiunto il fronte alleato. Lavora anche in stretta connessione con il PWB e l'OSS. Il 26 aprile del 1945 prende parte alla liberazione di Genova con la prima colonna alleata; nel giugno dello stesso anno Bruno Cevidalli è inviato a Milano come impiegato nell'ufficio di Pubbliche Relazioni e Stampa. Nello stesso periodo lascia l'esercito alleato. Nel 1949 sposa Aziyadé Gabai nella Sinagoga di Vittorio Veneto.

Alessandro Matta

Associazione Memoriale Sardo della Shoah

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