Il mare custodisce ancora molti segreti e affascina con le sue profondità misteriose. E quale animale è più emblematico dei misteri e delle profondità marine della balena? La sua grandezza smisurata affascina gli uomini fin dalla notte dei tempi. Apprezzate un tempo principalmente come materia prima, decimate da secoli di caccia, oggi le balene iniziano a rivelare le loro caratteristiche di esseri straordinari a cavallo tra due mondi, acquatico e terrestre, spirituale e fisico. Rossana Bossù con il suo “Il soffio della balena” (Camelozampa, 2023, pp.80) ci conduce alla scoperta di questi esseri straordinari, guidati da illustrazioni raffinate, che coniugano la poesia al rigore scientifico. Scopriamo così come identificare le specie di balena dalla forma del soffio, lo “spruzzo” che emettono dallo sfiatatoio, e che i loro parenti più prossimi oggi viventi sono gli ippopotami.

Tra miti e leggende, con le loro possibili spiegazioni, e creature reali come il misterioso narvalo dal lungo corno, si così svela un mondo pieno di fascino, e ancora in gran parte poco conosciuto. Il soffio della balena è quindi un’opera che è un atto di amore verso questi cetacei e il frutto di documentazione e ricerca molto approfondita.

Rossana Bossu (foto concessa @BarbaraRigon)
Rossana Bossu (foto concessa @BarbaraRigon)

Rossana Bossu (foto concessa @BarbaraRigon)

A Rossana Bossù chiediamo come è nata l’idea di un libro che mescola poesia, racconto, illustrazione e divulgazione scientifica:

«Era da tanto tempo, da anni che le balene mi giravano in testa. Non so dire quale sia stato il momento preciso in cui l’interesse per le balene, per i cetacei si sia trasformato in passione prepotente. Ho letto e studiato parecchi saggi ma anche romanzi con protagoniste le balene, ho consultato articoli di giornale e riviste scientifiche. Ho anche passato una settimana come volontaria in barca a vela per studiare i suoni emessi dai cetacei nel Mediterraneo. Sentivo l’esigenza di utilizzare questa passione e la grande quantità di informazioni che avevo raccolto per creare un libro in cui le balene fossero raccontate non solo dal punto di vista biologico ma anche da quello simbolico e filosofico. Un albo illustrato rigoroso dal punto di vista scientifico ma allo stesso tempo anche poetico, un libro che ancora non esisteva e per questo andava creato. Volevo scrivere di nuove scoperte relative ai cetacei e illustrare il mistero che ancora rappresentano, la fascinazione che esercitano sull’uomo; per farlo mi sono ispirata alle immagini contenute nei diari di bordo delle baleniere del diciannovesimo secolo, ai bestiari medievali, alle mappe antiche popolate di mostri marini».

Perché proprio le balene?
«Perché ho capito che anche io non sono immune al fascino della balena, la grande madre creatrice il cui ventre protegge e nutre. Il disegno, il raccontare attraverso i libri sono la mia pancia della balena».

Perché questi cetacei ci affascinano tanto?

«Anche se non è biologicamente possibile, l’uomo, affascinato dalla smisurata grandezza della balena, ha sempre anelato ad entrare nel suo ventre perché nel suo interno avvengono metaforicamente la trasformazione e il rinnovamento con cui affrontare nuovamente il mondo. Probabilmente è per soddisfare questo desiderio che in passato, all’interno di balene imbalsamate sono stati costruiti teatri, negozi di souvenir e sale dove cenare o prendere un caffè».

La copertina del libro
La copertina del libro

La copertina del libro

Quali scoperte ha fatto documentandosi per il libro?

«Ho scoperto che un capodoglio può inghiottire un’intera serra usata per coltivare pomodori con tanto di vasi, teli di plastica e pompe da giardino. Che una balenottera azzurra invece non potrebbe ingoiare nulla di più grande di un pallone da basket ma, nutrendosi di krill, può ingerire circa 10 milioni di pezzettini di microplastiche al giorno!».

Come sono nate le illustrazioni che sono il filo conduttore del suo libro?

«Le illustrazioni sono frutto di due necessità principali. Una quella di visualizzare i cetacei nel loro ambiente, il colore predominante delle immagini è infatti il blu; la seconda quella di rappresentare tutta la complessità e il mistero che la balena incarna, le illustrazioni sono realizzate mischiando tecniche e medium diversi e costruite sovrapponendo strato su strato».

Ma veramente la Terra dovrebbe chiamarsi Mare come fa intendere il suo libro?

«Considerando che l’acqua copre il 70% della superficie del pianeta e per la maggior parte è salata, forse sì. Sembra che durante una conferenza tenutasi nel 1963, l’oceanografo Carleton Ray abbia detto: ‘Chiamiamo questo pianeta Terra, eppure questo è l’unico pianeta che ha un mare. Penso che avremmo dovuto chiamarlo Mare, ovviamente, ma il nome è già stato scelto’».

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