Il commissario Oppenheimer, personaggio creato dal giallista tedesco Harald Gilbers, è sempre stato un uomo testardo, incapace di accettare la resa. Anche quando i nazisti hanno cominciato a perseguitare gli ebrei, lui, nonostante le sue origini ebraiche, ha deciso di rimanere a Berlino, pronto ad accettare il proprio destino piuttosto che darla vinta agli scagnozzi di Hitler. Certo, ha dovuto nascondersi Oppenheimer, ha dovuto lasciare per anni l’unico lavoro che sa fare, cioè il poliziotto. Addirittura, ha dovuto a volte mettere la sua intelligenza di investigatore al servizio dei suoi peggiori nemici così da evitare rappresaglie sulla moglie, che pure ebrea non è. Finita la guerra, sconfitto il nazismo Oppenheimer ha ripreso a fare la cosa che gli riesce meglio: dare la caccia agli assassini.

Non per questo la sua vita è tornata a scorrere lineare. Il nostro commissario, infatti, si trova a operare in una Berlino resa spettrale da anni di distruzioni dovute al conflitto. Inoltre, l’antica capitale della Germania è ora divisa in settori, controllati dalle quattro potenze che hanno sconfitto il nazismo: Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna e Francia. Quattro potenze alleate fino a che c’era da combattere Hitler, ma che ora si guardano in cagnesco, pronte a sbranarsi, prima di tutto per il possesso di Berlino. Così, nel giugno 1948, saltati gli equilibri stabiliti alla fine della guerra, nel cuore dell’Europa si vanno configurando due blocchi contrapposti. Dopo l’immissione di una nuova moneta nel settore occidentale, i sovietici chiudono gli accessi alla città e Berlino Ovest si trova completamente isolata. Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia decidono allora di rifornire la zona sotto il loro controllo inviando decine di aerei ogni giorno, carichi di tutto quello che può servire alla sopravvivenza dei berlinesi.

In questo clima di guerra non dichiarata prende così avvio la nuova indagine di Oppenheimer, intitolata non a caso “Il ponte aereo per Berlino” (Emons: gialli tedeschi, 2022, pp. 392, anche e-book) in cui il nostro commissario si trova alle prese con un inafferrabile serial killer.

La copertina del libro
La copertina del libro
La copertina del libro

L’estate, infatti, è arrivata e alcuni ragazzini giocano sulle rive della Sprea. Nell’acqua bassa notano qualcosa di strano. È una gamba mozzata. Qualche giorno dopo, da un ponte piovono interiora umane su una chiatta. In entrambi i casi, i testimoni affermano di aver visto una persona sospetta con una tuta blu. Oppenheimer inizia la caccia ma deve fare i conti con le profonde divisioni politiche che oramai fanno sentire il loro peso in ogni aspetto della vita dei berlinesi. Anche il corpo di polizia viene, infatti diviso tra Est e Ovest, e a essere sorpresi a indagare al di fuori del proprio settore si rischia l’arresto. L’assassino, tuttavia, non rispetta confini. Sotto il rombo incessante degli aerei che riforniscono il settore ovest, il commissario Oppenheimer si troverà presto ad agire nell’ombra, tra vecchi amici e nuovi nemici. Dovrà nuovamente muoversi su terreni minati, come gli accadeva durante il regime nazista, per evitare di essere considerato un traditore in combutta con il nemico comunista oppure una spia americana che si intrufola nel settore sovietico.

Giunto al sesto volume della serie dedicata ad Oppenheimer, Harald Gilbers mostra ancora una volta la sua abilità non solo nel tessere intrighi polizieschi avvincenti e convincenti, ma anche nella ricostruzione storica, punto di forza dei suoi romanzi assieme alla trama “gialla”. Berlino, con le sue tensioni sociali e politiche, le sue paure per una nuova guerra che appare imminente, diventa così vera e propria coprotagonista del libro. Oppenheimer, infatti, vive in sintonia con la sua città e come lei appare sempre sul filo del rasoio, a un passo dal baratro.

Il commissario insegue un assassino che continua a colpire, Berlino una pace e una ritrovata normalità che appare una chimera. Oppenheimer percepisce quest’ansia di tranquilla quotidianità che pervade la sua città e decide di dare il proprio contributo, un contributo di ordine, buon senso e logica in mezzo alla follia che lo circonda. Costi quel che costi continuerà la sua indagine, nonostante abbia a che fare con le schizofrenie della politica e dell’ideologia.

Alla fine per Oppenheimer l’importante è dimostrare che di fronte al caos non ci si arrende: si lotta.

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