Il sardo fra le lingue neolatine? Così vogliono secoli di studi linguistici, ma a ribaltare la prospettiva è Bartolomeo Porcheddu di Ossi, laureato in Scienze politiche e formatore di lingua e cultura sarda.

Secondo quanto sostenuto nel libro da lui appena pubblicato e intitolato "Su latinu est limba de sos sardos. Latinum lingua sardorum est", il sardo sarebbe infatti all'origine del latino che non fu lingua parlata entro i confini dell'Impero, ma scritta ed elaborata a tavolino.

"Così come accadde quando in Grecia - spiega - si costruì in maniera artificiale la koinè". Una tesi, che già fa discutere i profani, e che non mancherà di far sussultare i linguisti.

Quali le prove su cui fondare questa teoria? S'imperniano sulla considerazione che gli attuali studi archeologici (in particolare il lavoro sugli Shardana di Giovanni Ugas) abbiano finalmente dato centralità alla civiltà dei sardi rispetto al Mediterraneo e quindi sull'ipotesi, che lo stesso autore del volume formula, di una colonizzazione delle coste tirreniche già in età neolitica da parte di genti provenienti dall'Isola. Alla rivisitazione dello schema di relazioni economiche e culturali consegue anche il ribaltamento delle ascendenze linguistiche.

Il libro sarà presentato a Sedilo il 28 aprile (alle15, sala Sa prima 'Ighina) e a Ittiri il 29 (alle10, ex Pretura).

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