La coscienza rimane il più grande e irrisolto problema scientifico e filosofico di tutti i tempi, la madre di tutti i problemi, dalla cui comprensione dipende la conoscenza di noi stessi, del senso della vita, ma anche della natura della realtà, perché la scienza stessa è un prodotto della mente e abita il mondo della coscienza. Nonostante sia la "cosa" di cui abbiamo la più grande esperienza diretta – siamo esseri coscienti e sperimentiamo la vita cosciente per circa due terzi della nostra vita, escluso apparentemente il sonno – ne abbiamo una conoscenza parziale e non esente da errori e fraintendimenti. Anzi, nonostante il grande sviluppo della scienza e delle conoscenze sulla mente umana, non sono ancora oggi chiare né la natura della coscienza, né la relazione tra coscienza, cervello e realtà né il posto e il significato della coscienza nel mondo.

A fare un po' di chiarezza su un tema allo stesso tempo affascinate e complesso è Enrico Facco, professore di Anestesiologia e Rianimazione all'Università degli Studi di Padova, che con il fisico Fabio Fracas ha scritto il saggio "L'enigma della coscienza" (Mondadori Università, 2018, pp. 294).

Il volume – che sarà al centro di un incontro domani (alle 18) alla Mediateca del Mediterraneo di Cagliari - propone, infatti, un'originale sintesi tra scienza e filosofia con l'obiettivo di riscoprire l'inseparabilità del mondo fisico da quello della mente in un orizzonte concreto molto più ampio, ricco e affascinante di quanto comunemente creduto. Facco, supportato da Fabio Fracas, esplora allora le possibili connessioni con la fisica quantistica, alla quale si devono la reintroduzione della soggettività nell'orizzonte della scienza e una prima sfida alla costituzionale incapacità del materialismo di includere la coscienza e la psiche nel mondo. Proprio a Enrico Facco abbiamo chiesto perché nel libro la coscienza venga definita come il problema per eccellenza dell'umanità:

"La scienza della coscienza nasce negli anni Ottanta del secolo scorso, con un forte ritardo rispetto agli altri settori delle neuroscienze. Nel clima positivista che ha dominato la scienza a partire dalla seconda metà dell'Ottocento è stata infatti privilegiata l'indagine della realtà fisica, mentre la coscienza non era ritenuta argomento di interesse né per la psicologia né per la neurologia. Tuttavia tutto quello che conosciamo del mondo esterno è una sua rappresentazione nella dimensione della coscienza: dunque la realtà esterna, come conosciuta, è una co-creazione del mondo fisico e della mente che lo rappresenta".

Questa scarsa attenzione per il tema della coscienza cosa comporta?

"Trascurare la conoscenza della mente e di noi stessi porta inevitabilmente a un realismo ingenuo che prende idee, immagini e teorie per i fenomeni in sé: è quella che Kant chiamava l'inevitabile illusione dell'umanità. Osservare il mondo esterno senza conoscere la mente è un po’ come usare una TAC senza conoscerne i principi di funzionamento e fidarsi della sola apparenza delle immagini, con l’evidente rischio di scambiare artefatti per lesioni del paziente".

Nel libro si parla molto di coscienza e inconscio. Che rapporto vi è tra loro?

"Come affermava saggiamente un filosofo come Schopenhauer, l'uomo è libero, ma non è libero come crede di essere libero; parafrasando Schopenhauer si può affermare che l'uomo è cosciente, ma non è cosciente come crede di essere cosciente, perché la coscienza galleggia sulla superficie di un inconscio vastissimo e in gran parte sconosciuto, mentre il mondo viene percepito con le modalità e i limiti imposti dagli organi di senso e dai processi percettivi e di codificazione cerebrale delle immagini, dando origine alla tenace illusione del realismo ingenuo, ossia che la realtà sia quello che si percepisce come lo si percepisce. Coscienza e inconscio non sono entità separate ma un unico inseparabile continuum: il problema è l'integrazione tra coscienza e inconscio, materia di consapevolezza e di sviluppo del sé".

Più importante l'inconscio o la coscienza?

"L'inconscio è importante quanto la coscienza stessa; il fatto che sia stato per secoli ignorato e ancora venga spontaneo chiedersi quale sia la sua importanza dipende solo dal fatto di non percepirlo direttamente dimenticandone illusoriamente l'esistenza. Molte cose che facciamo vengono elaborate a livello inconscio e poi i risultati emergono alla coscienza dandoci l'illusione di avere deciso con la coscienza. Esiste poi un pensiero inconscio dalla cui profondità emergono misteriosamente anche molte intuizioni nell'arte, nella scienza e nelle attività umane più elevate, come anche la motivazione e la creatività".

La copertina
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