Soprannominato “Corvo” Paolo Fabbri, analista informatico dell’OCSE, viene rapito e trattenuto in Libia dopo aver violato alcuni sistemi di sicurezza americani, rischiando di scatenare un incidente diplomatico internazionale. Gravemente ferito, viene rinchiuso in un campo di detenzione a Tajoura, a una dozzina di chilometri a est di Tripoli. La morte sembra un destino ineluttabile, affidata solo al capriccio dei suoi aguzzini, quando all’improvviso qualcosa cambia. Caricato la notte stessa su una carretta del mare che prima dell’alba lo sbarca su una spiaggia del Sulcis, viene preso in custodia da Linda De Falco, Maggiore del ROS dei Carabinieri. Quello che avrebbe dovuto essere un semplice salvataggio si trasforma in una fuga attraverso l’isola, cambiando ogni notte rifugio, affrontando percorsi che sembrano segnati da millenni, braccati da chi vuole impedire a Fabbri di rivelare ciò che sa e da chi vuole punirlo, verso una libertà che appare sempre più irraggiungibile.

I giorni del corvo (Ischìre, 368 pagine, € 18,50) rappresenta il fortunato ritorno in libreria di Eleonora Carta e del Maggiore Linda De Falco, che abbiamo avuto modo di apprezzare nel romanzo “Piani Inclinati” e nel racconto “Niente da nascondere”, entrambi pubblicati da Piemme. Ma è una Linda diversa quella che si presenta ai lettori: stanca e disillusa, è costretta a guardare da un inedito punto di vista il potere, che cessa di essere qualcosa a cui aderire fideisticamente per amore della patria e della divisa, anzi. Messo a nudo, il potere le appare cinico, feroce, a tratti illogico. Il tema è antico e insieme attuale: esiste un potere buono per natura, che non corrode e non contamina? Fino a che punto ci si può spingere nel suo esercizio, sostenendo per esempio la ragione di Stato, e quando invece la verità e la libertà diventano così importanti da essere soverchianti e da tracciare la rotta di una ribellione? 

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La Sardegna, com’è nella tradizione del noir, ha forza ambivalente di luogo e di personaggio, capace di interagire e guidare, nascondere e svelare. Ed è nell’isolamento forzato in cui sono costretti i due fuggiaschi che rischia di emergere la loro vera natura: forse Paolo non è il tecnico innocente che sembra, ma – come Julian Assange e ancor più come Edward Snowden (ex agente della CIA e consulente NSA, incriminato per aver svelato al pubblico i programmi di intercettazione telefonica a cui erano sottoposti gli ignari cittadini americani ed europei) – è un uomo che ha affrontato il cuore nero del male e ha deciso che non poteva voltarsi dall’altra parte, né tacerlo. Oppure, chissà, dietro un idealismo solo di facciata nasconde un secondo fine ultimo che nulla ha a che vedere con la libertà. Linda, per contro, deve confrontarsi con qualcosa che mette alla prova non solo le sue competenze, né la capacità di fidarsi, dopo aver perso tutto ciò che amava. Sono le stesse fondamenta su cui ha costruito la carriera a essere scosse, la legge morale che l’ha sempre guidata, costringendola a mettere il bene dello Stato prima di quella del cittadino. 

Mentre gli agenti americani, sbarcati sull’isola, danno il via a una caccia all’uomo senza quartiere e le coperture politiche rischiano di cadere, pagina dopo pagina emerge un affresco spietato dell’Occidente, dove i confini tra legalità e illegalità si fanno sempre più labili e la Sardegna – considerata fin dalla Seconda Guerra Mondiale “Portaerei del Mediterraneo”, terra fertile per basi militari e per strutture eversive come Gladio – emerge come osservatorio privilegiato delle contraddizioni del nostro tempo.

Tra noir e spy story, “I giorni del corvo” esplora le zone d’ombra e l’erosione dei valori fondativi dello Stato moderno, e conferma la maturità di una delle voci più incisive del noir mediterraneo, capace di indagare senza sconti la realtà contemporanea.

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