Luciano Marrocu, Assassinio a La Sapienza, Eden (pp. 159, euro 12)
Il sottotitolo del romanzo recita “Avventure e turbamenti di professori allo sbando”Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il professor Caruso, ordinario della facoltà di Giurisprudenza a “La Sapienza”, giace morto sul pavimento del suo studio. Ha un tagliacarte conficcato nel petto. E solo Andrea Barbarisi, suo collega invidioso e rivale in amore, pensa che sia ancora vivo.
Si precipita su di lui ed estrae la lama, ricoprendo così di impronte digitali la scena del delitto. Difficile giustificare la sua posizione, pensa Efisio Serrenti, che fino a qualche tempo prima faceva parte di quel mondo inquinato da una concorrenza spesso sleale. Ora ha messo una distanza di sicurezza: fa l'avvocato e osserva dall'esterno gli intrighi di chi millanta un'amicizia ipocrita e opportunista. Accetta di difendere Barbarisi e, mentre valuta la strategia difensiva, racconta i retroscena di un contesto che si rivela gretto e meschino. Luciano Marrocu, che nell'Ateneo romano ha insegnato Storia Contemporanea, così come ha fatto in quello di Cagliari, torna in libreria con “Assassinio a La Sapienza”, pubblicato da (159 pp., 12 euro).
E tinge di giallo una vicenda che mescola tragedia e commedia, lasciando un retrogusto amaro di verità scomoda.
Il sottotitolo del romanzo recita “Avventure e turbamenti di professori allo sbando”, e sbandati lo sono davvero questi poveri esseri umani che pensano di essere potenti e invece sono pedine di uno scacchiere che ogni volta cambia giocatori.
La vittima e l'accusato sono ostaggio prima di tutto delle loro ambizioni: incarichi prestigiosi, velleità letterarie, sogni di gloria. Intorno hanno pesonaggi altrettanto discutibili: Ennio Ruozzi, per esempio, è uno di quegli avvocati che, “con la loro toga nera svolazzante, si abbattono sui testimoni d'accusa, in difesa di conclamati bancarottieri, efferati stupratori o, più frequentemente, ladri gentiluomini e politici corrotti”. Nutre un interesse pettegolo per la vita accademica e lo soddisfa seguendo il walzer dei concorsi, banditi dalla “cosca”, che decide di volta in volta quali posti privilegiare e a chi assegnarli. E poi c'è Beatrice, la segretaria del dipartimento di Caruso, approdata a Roma dopo una serie di relazioni sentimentali che l'hanno resa esperta delle dinamiche accademiche in giro per l'Italia. Tra confessioni e presunte verità, Efisio descrive uno spaccato professionale che coincide, per buona parte, con la sua vita personale. Lui sa cosa vuol dire illudersi per un posto che non arriverà mai e sa anche che, per salvarsi, bisogna allontanarsi da un mondo pericoloso tanto è affascinante.