L'esclusione del Parco Geominerario della Sardegna dalla rete mondiale dei parchi Unesco brucia ancora, ma l'ente è deciso a non mollare, anche se per poter rientrare tra i 10 parchi della rete servirà l'impegno della Regione, alla quale il presidente del Geoparco Tarcisio Agus lancia un appello.

"Visto che non è possibile riperimetrarlo senza escludere alcune aree - spiega -, perché quelle della Sardegna sono separate mentre la normativa del Geopark prevede l'unitarietà territoriale, bisogna ragionare sul progetto Sardinia Unesco Global Geopark come brand da vendere nel Mondo. Oppure si può puntare sul riconoscimento, sempre dell'Unesco, come Patrimonio dell'umanità per i siti minerari".

Secondo Agus, infatti, finora la Regione "è rimasta alla finestra: di fatto non interviene, neppure in termini finanziari, con le risorse che servirebbero per garantire i programmi di sensibilizzazione, valorizzazione territoriale, promozione e comunicazione esterna all'Isola".

"L'anno scorso - ricorda - siamo riusciti a farci riconoscere in bilancio 200mila euro che ci permetteranno di ampliare l'organico con l'assunzione a tempo determinato per un anno di altre sei figure rispetto ai sette attuali dipendenti".

Per gestire i 24mila km quadrati del Geoparco sardo, che coincidono con i confini dell'Isola, l'ente ha infatti potuto contare solo su sette persone, "a differenza del Parco delle Madonie in Sicilia, 399 km quadrati, che ha 74 dipendenti, o del Pollino, tra Basilicata e Calabria, che ha 50 dipendenti per 1925 kmq. Noi per 24mila kmq stimiamo che servano almeno 120 dipendenti".

Le attuali risorse non bastano: ad oggi il parco geominerario della Sardegna può contare su un finanziamento 1,3mln del Mef, dei quali circa 300 mila vanno per pagare il personale, mentre i ricavi della vendita dei biglietti (circa 90 mila euro per 120mila presenze annue) vanno agli 87 Comuni che gestiscono i diversi siti.

(Unioneonline/v.l.)
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