Erano pronti a festeggiare il traguardo della decima edizione in questa primavera, ma la pandemia ha fatto saltare tutto. Il festival però non sarà cancellato per la gioia dei tanti appassionati che ogni anno arrivano a Mogoro in occasione di Bifoto, la rassegna internazionale di fotografia che verrà riproposta in autunno.

La data e ancora da individuare, ma una cosa è certa: nel paese della Marmilla e in tanti altri centri del territorio ci saranno decine di mostre per dare continuità a un esperimento culturale che nel giro di un decennio si imposto all'attenzione degli appassionati richiamando a Mogoro tantissimi fotografi e curiosi.

"La formula potrebbe subire qualche variazione ", conferma Vittorio Cannas, anima del festival insieme a Stefano Pia.

"Continueremo anche quest'anno con le esposizioni all'aperto. Sono state apprezzate e le riproponiamo". Vittorio Cannas, oltre che organizzatore, è anche fotografo. "Ma non è il mio lavoro - precisa - è solo una grande passione nata qualche anno prima del festival". Una passione che affonda le radici in famiglia grazie al padre, che possedeva alcune macchine fotografiche. Poi con il passare degli anni sono arrivati anche i primi progetti, come quello sullo scultore Pinuccio Sciola. Pinuccio Sciola tra San Sperate e Mogoro "Ci siamo conosciuti ad una festa di San Sperate - racconta Vittorio Cannas - ero con l'amico fotografo Dario Coletti che doveva fare alcuni ritratti per un suo lavoro. In seguito ci siamo incontrati tanti volte. Pinuccio veniva a Mogoro, per prendere parte del basalto da utilizzare per le sue opere ed io spesso andavo a San Sperate a trovarlo, da solo o con amici. Ridevamo molto ed era un piacere ascoltarlo, mentre cercavamo le pietre per le sue future opere nel bel mezzo delle campagne di Mogoro o passeggiando nel Giardino Sonoro. Mi raccontava della terra, il sole ed il vento, delle sue avventure o dei futuri progetti". Tra i fotografi che hanno raccontato la Sardegna con i loro scatti la Vittorio Cannas apprezza Pablo Volta. "Tra gli autori contemporanei mi piacciono i lavori di Dario Coletti. Ma l'elenco dei fotografi sarebbe lunghissimo, preferiscono non dilungarmi troppo".

Meglio parlare del festival. "Ci lavoriamo per nove mesi. E' un grande impegno - continua Cannas - ma è molto bello vedere tantissime fotografie, incontrare gli autori e conservare i rapporti con chi viene a esporre e a trovarci".

I vincitori della decima edizione di Bifoto 2020 Quest'anno il tema era "La verità". Ancora una volta Stefano Pia e Vittorio Cannas hanno puntato sul titolo di una canzone. Dopo Capossela e Rino Gaetano spazio a Brunori Sas. La giuria era composta Vittorio Cannas, Stefano Pia e Viola Quida (direzione Organizzativa BìFoto), Dario Coletti (direttore dipartimento di fotogiornalismo ISFCI), Sandro Iovine (Direttore responsabile FPmag), Salvatore Ligios (Presidente Su Palatu Fotografia).

Al termine sono stati selezionati i progetti di Danilo Garcia Di Meo (Quatrani), Valentina De Santis (I Fought the Law and the Law Law Won) e Laura Wilhelm (Quale verità è nascosta nella borsa di una donna?). Le fotografie verranno esposte nel prossimo autunno. Tra qualche settimana gli organizzatori comunicheranno luoghi e date del nuovo programma che sarà ovviamente condizionato dalle prescrizioni ministeriali indicate per affrontare l'emergenza coronavirus. "Possiamo confermare che verrà riproposta al formula delle mostre all'aperto - conclude Vittorio Cannas - lo scorso anno numerosi centri della Marmilla hanno ospitato le nostre esposizioni. In questo modo il festival coinvolge tutto il territorio. E in fondo questo è uno dei più importanti obiettivi: far conosce i nostri paesi attraverso la fotografia".

Ecco le schede dei tre progetti vincitori dell'edizione 2020 di Bifoto Danilo Di Meo - Quatrani Il termine "quatrani" in dialetto aquilano significa ragazzi. A L'Aquila sono trascorsi dieci anni dal sisma che l'ha colpita generando sfollati, feriti, morti. La generazione dei bambini di allora, oggi diciottenni, è cresciuta in questa "città proibita", come viene chiamata, ma, di fatto, è una generazione di bambini cresciuti senza città, privi del punto di riferimento e del luogo aggregante che ogni città rappresenta per i suoi figli. Questi ragazzi hanno saputo trovare comunque un proprio spazio, facendo della loro relazione il loro luogo d'aggregazione, ritrovandosi nel rapporto che li unisce, nutrendo un'amicizia solida e profonda, alimentata dalla comune esperienza, dal senso di mancanza e dalla loro indiscutibile resilienza affettiva e sociale.

Valentina De Sanctis - I fought the law and the law won Artena è un paese della provincia sud di Roma la cui storia ha da sempre condizionato lo stile di vita dei paesani. Una storia che ha origine nel 1500 con una lunga serie di crimini commessi per mano di briganti di passaggio o abitanti del posto intenti a saccheggiare, uccidere, rubare guidati o da un bisogno di sopravvivenza o da ideali politici. Artena a fine '800 registrava numeri eclatanti di crimini mettendosi al primo posto come il paese più pericoloso di Italia. Per anni una famosa teoria del sociologo Cesare Lombroso spiegava come le anomalie fisiche potessero influenzare la psiche umana e quindi, generare anche delinquenti e protrarsi con la genetica. Questo pensiero, anche se affievolitosi col tempo e quasi scomparso, è rimasto radicato nelle idee di molte persone. Il paese è da sempre stato additato come il "paese dei briganti" ma ultimi studi e ricerche storiche hanno fatto sì che questo mito fosse sfatato per far posto ad una verità sconosciuta. Dove inizia la verità per gli abitanti che per una vita hanno creduto di discendere geneticamente da una tipologia di persone? Dove finisce il mito per far posto ad una nuova visione di comunità dopo più di un secolo di storie travisate? Ognuno di loro sceglie quello in cui credere. Essere briganti dalla nascita o esserlo diventati con il tempo fa poca differenza. Quello che per loro conta è far parte di un pezzo di storia che gli dia ancora e sempre voce. Il lavoro fotografico vuole raccontare la storia di un paese fatta di eventi e persone che lo hanno contraddistinto con un passato ancora presente.

Laura Wilhelm - Quale verità è nascosta nella borsa di una donna? Ti sei mai chiesto cosa trasportino le donne ogni giorno nelle loro borse? Questo progetto fotografico arriva al nocciolo della questione. Rivela la verità che è nascosta agli occhi delle altre persone: l'intero contenuto della borsa di una donna. Ho iniziato il progetto in Germania nel 2003 e da allora ho sempre continuato a lavorarci. Inizialmente è stato rivelato solo il contenuto delle borse di donne che vivono in Germania, ma presto mi sono chiesta: si trovano cose simili nelle borse delle donne di tutto il mondo o ci sono differenze? Così ho iniziato ad intrattenermi con altre donne nei miei viaggi intorno al mondo e ho chiesto loro di rivelarmi tutta la verità della loro borsa. Ogni foto è un'istantanea, perché ho scattato ogni foto proprio nel punto in cui ho incontrato queste donne. Non volevo che tirassero fuori qualcosa in anticipo o cambiassero borsa. Volevo vedere tutta la verità. Ogni oggetto doveva essere nella foto. All'inizio ho chiesto alle donne se potevo ritrarle mentre cercavano qualcosa nella loro borsa. Poi ho chiesto loro di rivelarmene il contenuto e di deporre tutti gli oggetti per terra, in modo che io potessi poi organizzare il tutto per la foto. È stato ed è ancora sorprendente quante donne, indipendentemente dalla loro nazionalità, fossero disposte a farlo. Mi sorprende ogni volta e sono più che felice della fiducia che queste donne hanno avuto in me e nel mio progetto. Quindi lascia che ti chieda: ci sono differenze? Ti auguro buon divertimento con la scoperta del contenuto delle diverse borse delle donne di tutto il mondo.
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