Per troppo tempo “Cuore” di Edmondo De Amicis, pubblicato nel 1888, è stato considerato soprattutto un romanzo di buoni sentimenti, conformista e perbenista. È, in realtà, molto di più. Lo conferma lo scrittore Marcello Fois introducendo la nuova edizione pubblicata dalla Emons (2022, pp. 288, anche e-book e audiolibro), in cui la versione tradizionale presenta anche un QR Code per ascoltare la lettura ad alta voce dell’attore Alessandro Benvenuti. Per usare le parole di Fois: “Cuore […] è […] un breviario laico a cui affidarsi quando siamo tentati dall’egoismo, per riscoprire la necessità dell’essere buoni, fondamentale in un’epoca cui la cattiveria dilaga e genera disastri”.

Il romanzo di De Amicis, non a caso, nacque in un momento molto particolare della storia italiana. Il nostro Paese era stato da poco unificato dal punto di vista politico, ma era “separato” da secoli in cui le sue genti avevano condiviso poco o nulla. Era l’Italia dei mille dialetti, erede della dominazione straniera e della frammentazione in tanti Stati e staterelli. Certo, era stata fatta la nazione italiana, però bisognava fare gli italiani. Dare loro un’identità comune, un sentire, una cultura condivisa.

De Amicis immaginò quindi un libro che non avesse uno o pochi protagonisti, ma incentrato su un’intera classe delle scuole elementari. Una classe che nei suoi componenti rappresentava uno spaccato in miniatura dell’intera nazione. Nell’aula del maestro Perboni ritroviamo il povero e il ricco, il figlio dell’operaio, quello del professionista e dell’artigiano. Ci sono i ragazzi del nord e i figli del sud che si sono trasferiti a Torino, città in cui è ambientato il romanzo, per lavoro.

Questa umanità veniva chiamata a condividere non solo il tempo dell’anno scolastico e lo spazio dell’aula, ma anche un comune sentire. Gli alunni venivano costantemente esortati a solidarizzare anche se diversi tra loro, in nome della comune condizione di scolari, ma soprattutto di italiani. Soprattutto in nome di precisi ideali laici e borghesi molto sentiti da De Amicis.

La nuova edizione di "Cuore"
La nuova edizione di "Cuore"
La nuova edizione di "Cuore"

Prima di tutto il senso del dovere e l’etica del lavoro. Sono valori che per lo scrittore piemontese andavano rispettati e mantenuti vivi a priori, non perché assicurassero possibilità di ascesa sociale o economica, ma perché rappresentavano un faro capace di dare un senso all’esistenza. Ad ogni scolaro veniva ripetuto che “i tuoi libri sono le tue armi, la tua classe è la tua squadra, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civiltà umana”, per usare le parole del capolavoro di De Amicis. A questi principi etici si aggiungevano anche dei valori morali: la bontà, la dedizione, lo spirito di sacrificio, la pazienza, la solidarietà. Il risultato era un sistema valoriale non negoziabile, assoluto, che doveva essere praticato perché rappresentava il bene per l’individuo che lo esercitava e per la comunità di cui il singolo faceva parte.

Era un modello, quello proposto da Cuore, che per De Amicis era necessario a un Paese giovane e ancora fragile, che doveva lottare per sopravvivere e, soprattutto, progredire. Un modello con ancora qualcosa da dire a noi italiani, che divisi lo siamo anche oggi e fragili lo siamo sempre.

Come giustamente dice ancora Marcello Fois nella sua introduzione al libro: “Un libro diventa un classico se non smette mai di parlarci, se continua nel corso del tempo a rivelare qualcosa di noi. E Cuore, anche se spesso lo dimentichiamo, è un grande classico: un vademecum per comprendere il presente, per capire in quale oscura profondità affondano le sue radici”.

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